Il conflitto del Mali e il futuro dell’integrazione politica europea

Come succede spesso, e spessissimo nella storia dell’integrazione europea, è in seguito a crisi drammatiche che si riescono a compiere gli sforzi più efficaci per ottenere progressi e miglioramenti concreti.
Questa è la sfida che l’Unione europea intende accettare di fronte ai tragici avvenimenti che stanno sconvolgendo in queste ore l’Africa occidentale: trasformare un dramma politico, sociale e umano in un’opportunità per lo sviluppo della democrazia e del diritto internazionale.

La guerra che si sta combattendo in Mali per arginare l’offensiva lanciata dai ribelli jihadisti stanziati nel Nord del Paese verso le città della regione centrale tocca il nostro continente più da vicino di quanto si possa pensare.
I nuclei terroristici collegati ad Al Qaeda, infatti, oltre a compiere brutali violenze contro la popolazione, negando ogni forma di libertà politica e religiosa, sfruttano le loro basi nel Mali del Nord per contrabbandare droga, armi e compiere sequestri di persona.
Molti ostaggi provengono da Stati membri dell’Unione europea.

Per questo Catherine Ashton, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Vicepresidente della Commissione europea, di fronte al recente aggravarsi della crisi, ha deciso di accelerare i tempi della strategia di impegno europeo nella regione. Convocata ieri a Strasburgo di fronte al Parlamento europeo, l’Alto rappresentante non solo ha ribadito l’appoggio dell’Unione all’azione francese per il ristabilimento della pace e della democrazia nella regione, ma ha anche dichiarato la volontà europea di un impegno diretto per la risoluzione del conflitto.

L’azione dell’Unione si svilupperà secondo due direttive principali.
Da un lato, verrà attuata prima di quanto già stabilito la missione di addestramento delle truppe del Mali, per dotare il paese di un esercito professionale efficiente sotto il controllo civile, capace di affrontare le minacce dell’offensiva jihadista.
Dall’altro lato, l’Unione aumenterà la dotazione di fondi già investita per gli aiuti umanitari nella regione del Sahel. Nel 2012 l’assistenza europea ha fornito a quest’area 58 milioni di euro ed è destinata a continuare, anche di fronte alle nuove difficili condizioni, con uno stanziamento immediato di 20 milioni di euro destinato a rispondere ai crescenti bisogni della popolazione civile, degli sfollati, dei rifugiati, in particolare donne e bambini.

Siamo di fronte a un importantissimo banco di prova per il Servizio europeo per l’azione esterna (ossia il braccio diplomatico della UE) e per l’Alto rappresentante dell’Unione europea, due istituzioni recenti create dall’Unione per la conduzione della politica estera e di sicurezza comune.
Mai come oggi risulta indispensabile per gli Stati europei riuscire ad esprimersi coerentemente di fronte allo scenario globale nell’efficace perseguimento di un ordine internazionale basato sulla difesa dei diritti umani, della democrazia e del multilateralismo.

Sono questi i valori all’origine dell’integrazione europea. Mettendoli al centro della propria azione, l’Unione può riscoprire tutta la sua influenza anche al di là delle proprie frontiere.

 

Francesco Laera
Rappresentanza a Milano

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