È stato presentato ieri a Milano il volume “ESSERE FELICI A SCUOLA – 181 insegnanti contro il bullismo” realizzato da Fondazione Sodalitas e a cura di Ugo Castellano e Patrizia Rizzotti, con i contributi di Maria Giovanna Garuti, Gino Rigoldi e Vito Volpe.
Il libro illustra e descrive i risultati, le testimonianze e le istruzioni per replicare l’esperienza del progetto “Prevenzione Bullismo – Formazione alle relazioni interpersonali per insegnanti” promosso da Fondazione Sodalitas insieme a un gruppo di lavoro formato da operatori di Comunità Nuova, formatori di ISMO (istituto specializzato nella consulenza organizzativa) e di esperti della ricerca sociale e della comunicazione, grazie al sostegno di Edison.
Il volume è nato in risposta ad alcuni preoccupanti segnali di disagio e malessere nei ragazzi, provenienti dalle scuole milanesi e del territorio, spesso alla base di episodi quali il bullismo, la violenza tra i minori e la dispersione scolastica.
Dopo una fase di analisi e di ricerca sul fenomeno, le attività hanno preso avvio nel 2008 e si sono concluse nel 2011 con l’obiettivo di rafforzare le competenze affettive e relazionali degli insegnanti.
181 i docenti coinvolti e 63 le azioni anti-bullismo realizzate a seguito degli incontri con gli insegnanti, che hanno raggiunto complessivamente 25mila studenti.
Il Progetto ha potuto contare, negli anni, sul supporto di partner storici quali il Comune di Milano, Fondazione Cariplo e UBS Italia.
Il volume – edito da Officina della Narrazione – potrà essere acquistato attraverso il catalogo on line della Casa Editrice e sarà inoltre disponibile gratuitamente in versione digitale sul sito di Fondazione Sodalitas.
“Se il fenomeno del bullismo giovanile oggi non appare più sulle prime pagine dei giornali o non risuona tra i titoli di testa dei Tg nazionali, certamente il problema non è meno inquietante di qualche anno fa – dichiara Ugo Castellano di Fondazione Sodalitas – Come tutti i fenomeni di natura sociale, il bullismo non può essere risolto con risorse scarse e limitate nel tempo. C’è bisogno di unire le forze di molteplici attori, dai professionisti della formazione alle istituzioni locali e nazionali, dalle imprese attente al loro ruolo sociale alle forze attive nella società, dal mondo della scuola alle associazioni degli insegnanti per un impegno che possa proseguire a lungo nel tempo”.
“Avendo scelto di coinvolgere gli insegnanti nella formazione – continua Castellano – abbiamo messo le basi per un percorso ancora più virtuoso, nel senso che gli insegnanti sono destinati a restare a lungo nella scuola, mentre i ragazzi si rinnovano in continuazione”.
“La padronanza dei contenuti didattici oggi è certo necessaria – afferma Vito Volpe formatore di ISMO – ma, per restituire alla professione di insegnante il significato profondo che la contraddistingue, occorre porre in primo piano le capacità che il docente è chiamato a mettere in campo per promuovere e generare relazioni di benessere e di scambio. Molti insegnanti si percepiscono oggi in una condizione di grande isolamento e disagio. Non sempre riescono a stare “bene” nella propria scuola, e non sempre gli studenti stanno “bene” in aula. C’è più malessere che motivazioni. Il bullismo è solo uno dei sintomi affioranti di queste difficoltà”.
“L’aggressività degli adolescenti non è altro che energia – spiega Andrea Prandi di Edison – che, se ben indirizzata – in senso “positivo”- può permettere loro di crescere e strutturare la loro personalità entrando in contatto con gli altri e con la società, con fiducia e grazie ad un dialogo costruttivo. In questo senso la scuola è un luogo fondamentale, dove i ragazzi si trovano a convivere e confrontarsi con altri coetanei, dove si creano relazioni e legami nuovi”.
Il Progetto Prevenzione Bullismo si è concretizzato in una serie di interventi strutturati di potenziamento delle capacità educative e relazionali dei docenti delle scuole secondarie di primo grado di Milano e della Lombardia.
Le attività si sono concretizzate in quattro fasi:
1) Ricerca-ascolto presso un campione di ragazzi e docenti allo scopo di inquadrare il problema
2) Laboratori residenziali di formazione ai docenti sul potenziamento della competenza relazionale
3) Riunioni di équipe e di lavoro periodiche con i tutor/supervisori dei progetti per aggiornare i progetti ma, soprattutto, per dare seguito e continuità al lavoro svolto all’interno dei laboratori
4) Follow up per ciascuna scuola/insegnante con supervisione gratuita per 32 ore per scuola su progetti di prevenzione al disagio e promozione del benessere a scuola, di durata almeno semestrale nella singola realtà, scaturiti dai laboratori e direttamente dagli insegnanti
Dalla ricerca-ascolto è emerso che la principale esigenza dei ragazzi è avere buone relazioni coi docenti e una buona comunicazione in classe e coi compagni. I docenti, da parte loro, vedono le difficoltà dei ragazzi a relazionarsi col mondo adulto ma ammettono anche le proprie difficoltà a comunicare con la struttura, con i colleghi e con i genitori. Inoltre manifestano con chiarezza motivazione e interesse a fare della scuola quello che dovrebbe essere: un luogo non solo di sviluppo di didattica ma anche educativo e di crescita.
Sottolinea Don Gino Rigoldi: “Gli adulti hanno bisogno di convertirsi alla relazione. Convertirsi alla relazione vuole dire convertirsi intanto all’umanità: è una specie di fede, la premessa della relazione. E poi, cominciare a darsi gli strumenti per parlarsi, per capirsi, per guardarsi, anche per comprendere il perché dello sguardo sorridente o corrucciato, del gesto di violenza oppure dei salti di gioia delle persone. Perché la relazione non è soltanto “noi due ci parliamo” ma è anche “noi due cerchiamo di capirci”.
I laboratori esperienziali, della durata di 4 giorni con almeno 10 ore di attività organizzata ogni giorno e condotti da docenti di ISMO con la partecipazione dei tutor di Comunità Nuova e del ricercatore associato, hanno permesso a ciascun insegnante di entrare a far parte di un gruppo in cui simulare l’istituzione-scuola all’interno della quale sperimentare relazioni, osservare e osservarsi in azione, darsi opportunità di confronto. Durante i laboratori è stato possibile lavorare sul fenomeno bullismo come prodotto di sistema, vedendone le relazioni di causa ed effetto “qui e ora”. Si è potuto per esempio scoprire che contenuti e strutture poco chiare possono provocare reazioni simili a quelle dei bulli che si hanno in classe, o che l’altrui aggressività può trasformarci in soggetti passivi e “invisibili”. Si è visto come i comportamenti devianti e le differenze non integranti costruiscono la ragione del bullismo.
Iniziati a febbraio 2008, i laboratori sono stati riproposti a gruppi di insegnanti tra i 20/25 a distanza di 2/3 mesi l’uno dall’altro. I docenti, una volta ritornati a scuola, sono stati ricontattati e riconvocati in riunioni operative, tenute presso Comunità Nuova a Milano, con i tutor conosciuti durante i Laboratori.
Questo accompagnamento ha fatto sì che in 63 scuole venissero avviati 68 interventi di risposta alle manifestazioni di disagio dei ragazzi focalizzati su ambiti specifici:
– Il momento dell’accoglienza al primo anno (36%), sia in prima media sia in prima superiore sia anche alle primarie.
– Il miglioramento delle relazioni (34%) in classe coi ragazzi o nei rapporti di lavoro coi colleghi
– Il rinforzo e la finalizzazione di progetti esistenti (12%) basati su: prevenzione del bullismo; prevenzione della caduta e della dispersione scolastica; sostegno alla continuità educativa e didattica al di là dei progetti specifici sugli anni cerniera; cura delle emozioni; cura della capacità espressiva dei ragazzi e della interdisciplinarietà.
– Progettazioni con il coinvolgimento delle amministrazioni locali, genitori, popolazione (10%)
– Indagini di base sulla percezione e sull’importanza delle buone relazioni nell’apprendimento, e nella vita scolastica (8%).