Dai nostri lettori: Resoconto di una visita a Expo

Abbiamo subito iniziato con i “cluster” del riso, cacao, cioccolato e caffè che ci sembravano interessanti come argomento. Per arrivarci siamo passati accanto alla “Fabbrica del Duomo”, dove c’era in bella mostra la Madonnina tutta d’oro, e, come diceva Gianni Mura, invece che ad altezza d’uomo era molto meglio ad altezza Duomo (un Kitsch spaventoso).

Del riso si è visto poco, e sì che sarebbe uno degli alimenti più importanti nel mondo.

Cacao e Cioccolato erano già meglio e il caffè meglio ancora (foto della signora etiope che arrostisce il caffè in una padella con relativo effluvio olfattivo). Nello Stand ruandese abbiamo acquistato  un pacchetto di caffè in grani arabica coltivato ad altitudini di 1700 a 2100 metri, sono curiosa come sarà.

Allo Stand dello Yemen che sembrava un Bazaar, tanto erano tappezzate le pareti, i tavoli, tutte le superfici meno che il soffitto, di collane, braccialetti, monili di tutti i tipi,

mi sono lasciata andare a prendere una collana di quasi-corallo (con annessa dimostrazione con fiamma di accendino per dimostrare che non si trattava di plastica) e un braccialetto

a maglia snodabile che ci arrivava molto vicino a sembrare d’argento e quasi vecchio. Ho cercato di farmi fare lo sconto per il secondo acquisto, ma avevo sbagliato a  tirare fuori i soldi

troppo presto, così invece dello sconto mi hanno rifilato un “passaporto” (li vendono dappertutto al prezzo di 5 euro), e sono cascata nella smania collettiva di collezionare nello stesso tutti i timbri possibili di tutti gli espositori. Chissà, forse piacerà ai bambini.

Poi siamo passati al cluster delle spezie e in Tanzania ne abbiamo prese alcune, tra cui anche polvere di “foglie di Moringa” che dovrebbe guarire ogni malattia o quasi. (Forse

Google mi saprà spiegare di che cosa si tratta esattamente). Lì abbiamo anche pranzato a base di involtini (fatti quasi come quelli cinesi primavera) riempiti di verdure e spezie.

Visto che il mio intestino non si è ribellato direi che mi è andata benone.

Prossima tappa foto dell’esterno del padiglione Regno Unito tanto decantato per l’incredibile numero di pezzi montati in loco. Non so se riuscirò in tempo a fare qualche modifica in fotoshop, ho visto che potrebbe valerne la pena. C’era poca fila per il padiglione ungherese, e allora si va. Avevano tappezzato tutto il soffitto di mazzi di peperoncini secchi (la loro paprika) milioni di milioni, e al piano superiore cominciavano a piangerti gli occhi. Certo che come tanti espositori non hanno voluto fare a meno di ricondurre il tutto a una generica pubblicità per il Paese, infilandoci anche i loro prodotti tipici di artigianato che con il cibo non c’entrano.

Miracolo! Lo stand austriaco non era sotto assedio. Sorpresa vera: niente kitsch da walzer e operette, nessuna allusione ad altro che era quel bosco, di cui era fatto tutto il padiglione,

e alla produzione di ossigeno e aria sana.  C’era addirittura la vegetazione di sottobosco viva e completa di una miriade di piante selvatiche e avevano dipinto sui sassi le classiche segnaletiche dei sentieri, insomma, non c’era niente di finto, come le tante riproduzioni di plastica di frutti ed erbe veramente brutte in altri padiglioni. Persino la Sacher era quotata con la massima modestia soltanto a piè di lista del bar. Mi sono proprio inorgoglita, visto le mie origini austriache.

Cereali e tuberi non hanno impressionato, ma, dulcis in fundo, il Marocco sì. Tre zone climatiche (anche per i visitatori), interni suggestivi. (v. Foto). Acquistato due bottiglie di olio extravegine oliva “les Terroirs de Marrakech” e “Desert Miracle”. Faremo esercizio di assaggi.

Beh, dopo tutto abbiamo riprogammato i piedi per il ritorno, che quasi fino alla fine hanno fatto pochi problemi, ma all’ultimo non se ne poteva più. Metropolitana  a sedere e via a casa, recuperata la macchina. J.D.V.

 

redazione grey-panthers:
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