Di recente GfK Eurisko ha presentato a Milano, insieme a Famiglia Cristiana e Centro Marca, una ricerca a titolo “LE FAMIGLIE ITALIANE E LA CRISI: VALORI, CONSUMI E PROGETTI”. Anche se cambia forme, funzioni, dinamiche di ruolo, la famiglia per gli italiani rimane valore fondativo e ideale civico. A minacciare oggi la condizione familiare, la sua capacità di tenuta e la progettualità che può esprimere, non è dunque una mancanza di vissuto positivo. Sono piuttosto difficoltà strutturali: debolezza di supporti istituzionali e crisi economica in primo luogo.
Aumentano le preoccupazioni per il futuro, condivise dal 63% delle famiglie, un dato che è ancora più significativo tra le coppie con figli. Il 56% afferma che “quello che leggo e sento mi spinge a essere più pessimista sul futuro del Paese” e addirittura l’86% è d’accordo sul fatto che in Italia non si stiano mettendo le basi per il futuro.
La crisi economica tuttavia è solo punto di approdo di un processo progressivo di inaridimento del sistema economico e del tessuto sociale italiano in cui pesano disoccupazione, ineguaglianza nella distribuzione delle risorse, assenza o debolezza di visioni e progetti del Paese da parte delle sue classi dirigenti. Si tratta di fenomeni non passeggeri ma costitutivi di un vero e proprio paradigma. In questo contesto, le strategie di consumo adottate dalle famiglie hanno, almeno in parte e seppur a fatica, retto.
Viene tuttavia da chiedersi: fino a quando ce la faranno tante famiglie in bilico sulla crisi in un contesto che non è più fenomeno transitorio bensì vero e proprio paradigma? Mentre si attendono risposte della politica e del mondo dell’economia, le famiglie hanno già reagito modificando le strategie di consumo. Rimangono tuttavia dubbi circa la sostenibilità di tali pratiche (maggior controllo delle risorse, mobilità tra canali d’acquisto, “opportunismo” rispetto all’offerta, dilazione di acquisti impegnativi, ricorso al credito …) nel lungo periodo.
Nonostante la sempre maggior centralità del prezzo in atteggiamenti e comportamenti d’acquisto, i consumatori rimangono lontani da pratiche legate alla razionalità economica. Nuovi orientamenti culturali – dalla ricerca di sostenibilità al desiderio di condivisione – guidano le traiettorie e le forme di consumo individuale e familiare.
Entrano in campo nuovi orientamenti socioculturali e nuovi valori come il ritorno a una vita essenziale che rinuncia a beni superflui, gode di veri valori e coltiva beni relazionali. Questo è tanto più vero per le famiglie con figli a prova che la famiglia non è un soggetto bisognoso, ma al contrario fa del volontariato, ha rapporti con i vicini, con i parenti, ha più responsabilità sociale. Si tratta di orientamenti a cui mondo politico, mondo produttivo e marca devono ispirarsi, sincronizzandosi con esigenze emergenti. V.R.