E’ gia da quasi un mese che viviamo nel nuovo anno, ma non è troppo tardi per farsi gli auguri. Esiste ancora la cerimonia degli auguri? O quasi ce ne vergognamo? Per fare gli auguri, deve essere sottinteso che crediamo a un futuro migliore….
In una recente vigetta dei Peanuts Charlie chiede a Lucy: Cosa chiedi al 2023? Lei risponde: Pietà.
Non potevo pensare a una risposta più azzeccata. E’ questo il terzo anno in cui viviamo in un presente sospeso, in cui sono scomparsi tutti i punti di riferimento abituali.La peste, il colera la mattanza della spagnola non erano parole presenti nel nostro linguaggio, erano retaggi di un passato remoto e poi il corona virus li ha attualizzati.
“Non può venire perché ha il covid” è una normale interlocuzione nelle nostre relazioni sociali. La normale fragilità dell età anziana si è ingigantita, è espansa a tutte le età. L’incertezza rende impossibili i progetti e a la capacità di proiettarsi in avanti. E il 2022 ci ha portato anche la guerra…non proprio in prima persona, ma molto vicina. E purtroppo con gli ultimi avvenimenti sempre più vicina. E la giornata della memoria ci ricorda, mai come quest’anno, che non si tratta di avvenimnti che riguardano solo il nostro passato, ma ptrebbero riguardare anche il nostro futuro.
I contrattempi iche provoca anche a noi (un pò meno di riscaldamento, qualche luce più bassa, in casa e nelle strade, un po’ di preoccupazione per i prezzi che salgono e così via). non riescono nemmeno a farsi parola quando pensiamo agli ucraini sotto le bombe, al freddo gelido dell’inverno, senz’aqcua, sena riscaldamento.
Navighiamo nell’incertezza,la nebbia sembra diventare più spessa, il disagio morale più forte. Come uscirne vivi?
L’unica via d’uscita che mi sembra plausibile è che se tutto è incertezza tutto diventa avventura. Sperimentazioni personali e collettive di come far fronte ai piccoli contrattempi e inciampi del vivere qyotidiano. Ognuno/ognuna dovrà inventarsi le prorpie vie d’uscita. Credo che la prima sia agire con tenacia per uscire da una concezione della casa/ fortezza in ci si rinchiude per il rischio dell’incontro con l’altro, per preservare la propria salute. Il covid ha messo in evidenza una lettura semplificata e medicalizzata della vecchiaia, con il suggerimento/comando di rinhiudersi in casa, in una casa/fortezza. Ma noi abbiamo imparato che è la qualità del rapporto con l’altro che nutre la vitalità .
Non è arroccandoci su noi stesse, assecondando la sindrome da talpa, che pure è sempre in agguato che ne usciremo. Credo, al contrario, che sia necessario trovare qualche porta/porticina per uscirne e ricostituire quelle reti che sono fondamentali per preservare la nostra salute psichica, contro la reclusione nella casa/fortezza.
Lo dico con cognizione di causa perché in questo ultimo anno ho dovuto per forza limitare il mio andare per il mondo (almeno per la città…) per vari acciacchi del corpo che ha molto limitato la mia mobilità. Ho reagito dicendomi che se io non potevo andare daglialtri, sarebbero stati gli altri a venire da me, cercando comunque di tenere aperta almeno una porticina della casa fortezza. Adesso, però ,si avvicina un’altra operazione alla spalla. Non avrei mai pensato che avere il braccio destro immobilizzato mi farà totalmente dipendere dall’aiuto degli altri, perchè non potrò più lavarmi, vestirmi, mangiare da sola, …E non potrò nemmeno più scrivere, né a mano, né sul computer. Sarà un’avventura, di come affrontare una mancanza di autonomia che per me e in tutta la mia lunga vita è stata fondamentale. E’ per questo che sarò assente in questi prossimi mesi. E’ per questo che davvero vi faccio tutti i miei auguri per questo prossimo anno. Cercando di diluire il negativo che spesso mi occupa e mi sovrasta in questa parola: avventura. Che significa superare la paura e buttarsi fuori. Paura e coraggio sono componenti della stessa energia, entrambi necessari per il cambiamento. Buona avventura a tutti voi.