Il voto favorevole, a larga maggioranza, del Parlamento tedesco sull’EFSF, noto in Italia come Fondo salva Stati, ha rappresentato un momento importante nella storia dell’Unione europea. Forse non è giunta in modo sufficiente all’opinione pubblica la percezione degli effetti di un voto negativo, che sarebbero stati disastrosi. La presa di coscienza della Germania sul suo ruolo trainante nei confronti dell’Europa ha evitato un effetto a cascata di decisioni pesanti dal punto di vista politico e istituzionale.
Nulla di definitivo è ancora fatto. Si tratta però di un passaggio importante per dare vie d’uscita concrete alla crisi. Nella stessa direzione sono andati, nei giorni scorsi, il voto favorevole del Parlamento europeo sul pacchetto di misure di governance economica, e l’intervento del Presidente Barroso all’assemblea di Strasburgo sullo Stato dell’Unione. Barroso ha sottolineato, con grande energia, che l’Europa deve procedere alla velocità di coloro che sono più convinti sulle scelte comuni, invece di dover aspettare sempre i più recalcitranti. Del resto anche Londra (e Washington) hanno sottolineato l’urgenza di una maggior coesione e di più velocità, nella presa di decisioni da parte dell’Unione europea, o almeno dell’eurozona. Anche il Presidente della Repubblica italiana, come sempre attento ai veri problemi che tutti noi come cittadini abbiamo di fronte, ha sottolineato un’altra volta la dimensione europea come l’unica praticabile per superare gli ostacoli comuni.
Insomma, alcuni segnali politici positivi, ai quali i mercati hanno risposto in modo altrettanto positivo, pur essendo sempre pronti a tornare in rosso non appena si accorgono che questa volontà comune europea manca, come sta succedendo questa settimana sulle mancate decisioni per la tranche di aiuti da dare adesso alla Grecia. Ormai la crisi dell’euro (e dell’Europa…) dura da anni. Quanto occorrerà ancora per trarre conclusioni definitive e iniziare a correre davvero, senza pause inopportune, sull’unica strada praticabile?