Un mago che riesce a trar suono da ogni materia, ecco come può essere definito Jean-Francois Durez, un percussionista senza pari che ha pubblicato il suo primo cd per Indésens, un interessante label che dedica la sua produzione sopratutto agli strumenti a fiato ed ai repertori inediti.
Gli strumenti a percussione sono, certamente, i più presenti in ogni genere musicale, da quelli più primitivi – la prima musica, essenzialmente ritmica, è certamente nata dalla percussione degli oggetti più diversi – alle danze del medioevo, dall’opera barocca alle sinfonie romantiche, dal jazz alle composizioni d’avanguardia, soli o associati all’elettronica.
Il programma di quest’Arte delle percussioni è dei più variati, è fa ricorso a tutta la panoplia strumentale del virtuoso: già l’inizio è incantatore, con Ma Mère l’Oye di Maurice Ravel, nel quale i suoni affascinanti della vibrafono, della marimba e dello xilofono, associati al pianoforte di Marie-Pierre Duchez, evocano le atmosfere incantate della favola, e l’incanto persiste nei due Arabeschi di Debussy. Poi composizioni più originali di autori contemporanei – sorprendente l’associazione marimba-djambé in Ghanaia di Matthias Smith – un vertiginoso Zapateado di Pablo de Sarasate, I love you, Porgy di Gershwin (con Michel Delakian al flicorno), e, per finire, il celebre fisarmonicista Richard Galliano si unisce a Jean-Francois in Oblivion di Astor Piazzolla.
Ed ecco due video sensazionali per vedere questo gran virtuoso in azione: un poetico Omaggio Lionel (dedicato al celebre vibrafonista Lionel Hampton) ed un Volo del calabrone mozzafiato. Accompagna l’Harmonie de Saint Amand Les Eaux.
Jean-François Durez
The Art of Percussion – Richard Galliano: fisarmonica – Indésens (53’12)
W.A. Mozart
Music for harpsichord four hands – Basilio Timpanaro, Rossella Policardo: clavicembalo – Stradivarius (70’20)
Scritte dal giovane Wolfango Amedeo in vista delle esibizioni durante le quali, assieme alla sorella Nannerl, incantava i saloni londinesi e, più tardi, il pubblico viennese e parigino, queste composizioni sono le prime ad esser state scritte per uno strumento a 4 mani, un genere di cui Mozart fu l’iniziatore.
Per convenienze commerciali – come spesso all’epoca – la partitura delle sue prime Sonate – anche di quelle per violino e pianoforte – porta quasi sempre l’indicazione: pour le Clavecin ou le forte-piano (per il Clavicembalo o il Forte-piano), ma questa elegante registrazione è la migliore dimostrazione che le deliziose composizioni trovano nel clavicembalo la dinamica e le sonorità che meglio convengono, la chiarezza e trasparenza dello strumento liberandole leggere dai rischi di pesantezza e di confusione del pianoforte (e, peraltro, il famoso ritratto della famiglia Mozart di Johann Nepomuk della Croce – riprodotto sulla copertina del cd – mostra fratello e sorella davanti ad un clavicembalo, impegnati nell’esecuzione della Sonata KV 19d, la sola che implica l’incrociarsi delle mani sulla tastiera).
Basilio Timpanaro, Rossella Policardo, il professore e l’allieva, sono gli interpreti geniali di queste delicate composizioni giovanili: la Sonata KV 19d appunto (che Mozart scrisse a Londra quando non aveva ancora 10 anni), e le KV 381 e KV 358 (scritte rispettivamente a 16 e 18 anni), assieme al più maturo Andante con Variazioni KV 501ed alla deliziosa Fantasia KV 608 per un organo-orologio meccanico. A differenza di altre composizioni del genere – quelle di Handel o di Haydn, per esempio – non si ha di questa Fantasia la partitura originale, che dopo esser servita per impostare l’automatismo sarà stata perduta; è stata quindi usata la versione dell’Universal Edition.
Brahms
String Quartets & Piano Quintet – Belcea Quartet, Till Fellner: pianoforte – Alpha (149’40)
Avevo rapidamente, ed entusiasticamente, presentato il Quartetto Belcea in occasione della prima pubblicazione della sua integrale dei Quartetti di Beethoven (un cofanetto di 8 cd che oggi Alpha ci ripropone). Ed ecco che l’ensemble, che prende il suo nome da quello della sua egería Corine, primo violino, ha registrato un’altra integrale del più grande interesse. La musica da camera di Brahms era stata già visitata dal Belcea agli inizi della sua carriera, ma questa volta i Belcea si sono associati al pianista austriaco Till Fellner – uno dei più interessanti allievi di Alfred Brendel ed affascinante interprete di cd dedicati alle musiche di Johann Sebastian Bach e di Beethoven – per completare i due cd dei tre Quartetti con il Quintetto op.34 con pianoforte, un elemento di maggiore interesse di questa magistrale registrazione.
Se i tre Quartetti si devono accontentare, nel vastissimo repertorio discografico dedicato alla musica da camera, di un posto di secondo piano (come, del resto, quelli di Schumann) – essendo, certamente, meno popolari i quelli di Beethoven, Mozart o Haydn – essi sono stati onorati da sommi interpreti, come il Quartetto Italiano. Ed oggi il Belcea aggiunge la sua possente, drammatica lettura di questi capolavori impregnati di tutto il tormento che costò a Brahms la loro genesi. Sembra che Brahms ne abbia scritto una ventina – distruggendone poi le partiture – prima di decidersi ad affidare al suo editore il Quartetto op.51 n°1 (per il quale, del resto, ci vollero ben 22 anni dalla stesura delle prime note alla conclusione). Più « normale » fu la gestazione degli altri due Quartetti, mentre anche il Quintetto op.34 con pianoforte dovette attraversare il complesso labirinto del dubbio, pur se, per una volta, Brahms, che aveva l’abitudine di distruggere le sue composizioni che riteneva non riuscite, fece prova di pazienza.
Concepito all’inizio nella forma di Quintetto per archi, fu in seguito trasformato in Sonata per due pianoforti, presentata in concerto ed accolta freddamente dal pubblico e dalla critica. Ma i consigli dell’amico direttore d’orchestra Hermann Levi e di Clara Schumann – che, contrariamente alle sue abitudini, Brahms accettò – lo indussero a ritornare alla forma di Quintetto, questa volta con pianoforte, realizzando una delle sue opere più intense e complete.
Hugues Chabert & Elisa Huteau
Sergei Rachmaninov: Études-Tableaux, Sonate op.19 – Hugues Chabert: pianoforte – Elisa Huteau: violoncello – NoMadMusic (78’28)
La bella e raramente eseguita Sonata op.19 di Sergei Rachmaninov è la manifestazione meno evidente, più intima e segreta, di un ritorno alla vita. Scritta dopo una lunga depressione durante quattro anni, conseguenza del fiasco alla prima esecuzione della sua Sinfonia op.13, diretta da un Glazounov evidentemente ubriaco, depressione dalla quale il giovane Rachmaninov guarì grazie al neurologo ed ipnotizzatore Nicolas Dahl – a cui fu poi dedicato il Concerto per Pianoforte n°2 – la Sonata è un denso esempio della ricchezza armonica e ritmica della musica di un compositore che fu sopratutto un grande virtuoso, non sempre compreso dalla critica e raramente dai suoi colleghi.
La violoncellista Elisa Huteau ce la presenta con un bello slancio; sospinta dall’entusiasmo, anima e illumina questa musica, lirica e malinconica, che ogni tanto ha tendenza a sommergere l’interprete banalmente fedele alle indicazioni di tempo in una sonnolenza invernale o a travolgerlo in un insostenibile galoppo.
Completano il cd gli Études-Tableaux op.39, il vertice dell’opera per pianoforte di Rachmaninov. Anche se stilisticamente influenzati da Scriabin et Prokofiev, questi esempi di un nuovo genere musicale, sono abitati da una differente poetica, intrisa di luce e di vertigine, che arriva a far dimenticare le diaboliche difficoltà che lo straordinario virtuoso – e primo interprete della sua musica – dalle mani da gigante presenta a chi oggi osa affrontare questi spartiti. Hugues Chabert è all’altezza dell’ardua sfida, discreto nel suo impegno e fedele al testo, senza mai cedere alla tentazione di suonare sopratutto l’immagine o il sentimento, abusando quindi degli effetti.
Novus Quartet #1
Webern / Beethoven / Yun – Aparté (68’)
L’intensità drammatica è il filo conduttore di questo primo, eccezionale, cd del giovane Quartetto Novus, un ensemble creato una decina di anni or sono in Corea, e che, dopo aver trionfalmente debuttato in Europa ed essersi gloriosamente affermato nei più prestigiosi concorsi internazionali, ha ormai preso quartiere in Germania.
Il programma è originale e stimolante: se il Quartetto in fa minore, op.95 «Quartetto serioso» di Beethoven affascina senza sorprendere, sono le altre opere in programma – raramente o mai incise – che entusiasmano rivelando la vastità del talento del Novus. Per cominciare il Langsamer satz (Movimento lento) di Anton Webern, opera giovanile ed ancora tonale del compositore che – assieme ad Alban Berg – fu allievo di Arnold Schönberg e con loro formò il primo nucleo della scuola di Vienna. Poi la rivelazione del Quartetto n°1 del coreano Isang Yun – che io sappia mai registrato – che, alla maniera di Bela Bartók, riprende temi del folklore coreano, presentandoli nella forma rigorosamente classica de quartetto, addobbati delle armonie e delle sonorità occidentali che Novus evoca con disinvolta eleganza.
Ed, alla fine, una strizzatina d’occhio dei musicisti alla loro patria d’origine con Arirang, che non è altro se non la canzone tradizionale più popolare in Corea (iscritta dall’Unesco al patrimonio culturale immateriale dell’umanità).