Abitualmente, i cd che ricevo seguono un itinerario che regolarmente si ripete. Dopo un primo ascolto, quelli che mi sembrano interessanti e che penso potervi proporre per farvi scoprire nuovi interpreti o nuove musiche, vengono messi da parte «per riflessione», per un riascolto più meditato, per vedere se l’emozione resiste al di là della prima, favorevole impressione, per confrontarli ad altre analoghe o differenti interpretazioni ed annotare quel che mi viene alla mente e che penso potrà interessarvi.
Per questa straordinaria registrazione del Quartetto Debussy, invece, l’itinerario è stato ben diverso. L’entusiasmo è esploso immediatamente, già all’ascolto di un estratto su internet. Averlo non è stato facile, ma ora l’ho qui, davanti a me, lo ho ascoltato non so quante volte, a casa sullo stereo o in cuffia camminando nella campagna (un test molto importante, lontano da ogni possibile distrazione) e credo che resterà a lungo in cima alla pila dei miei favoriti.
Il Quartetto Debussy aveva già registrato un’integrale dei Quartetti di Dmitri Shostakovich, ormai introvabile, ma è opportunamente ritornato a questi capolavori con questo primo cd Evidence che, lo spero, sarà seguito da altri. I Quartetti n°11, 8, 5 sono tra le composizioni fondamentali del Beethoven russo, animati dal pathos e dalla rivolta, ed i Debussy ne rivelano i sentimenti più segreti e nascosti vivendoli con una dolorosa intensità impregnata della comprensione e della solidarietà che testimoniano una conoscenza più che intima di queste opere.
Nel video che vi propongo la breve ma intensissima Elegia: Adagio, trascrizione per quartetto d’archi di un’aria dall’opera Lady Macbeth del distretto di Mzensk, che apre il programma del cd. Non si tratta della stessa registrazione utilizzata per il disco, ed il Debussy la presenta – in concerto – in maniera piuttosto bizzarra: i musicisti suonano in piedi – tranne il violoncello, naturalmente – sopraggiungendo sulla scena come evocati dalla musica, ma la loro interpretazione vi darà un’idea della sublime profondità di questa musica, una voragine dolorosa appena placata dalla carezza degli archi.
Shostakovich
String Quartets n°11, 8, 5, Élegie – Quatuor Debussy – Evidence (70’)
Essences Baroques
Bach, Couperin, Scarlatti – Arkaïtz Chambonnet: chitarra – Ad Vitam Records (55’35’’)
Esattamente un anno or sono avevo parlato con tutta la possibile ammirazione, di un ensemble di chitarre, il Quatuor Eclisses, e dei suoi due primi splendidi cd, Invitation Française e Guitares, registrati per Ad Vitam Records. Arkaïtz Chambonnet, secondo leggio del quartetto del quale è uno dei fondatori, torna oggi con programma dedicato all’essenza del barocco, riassunta, ma non ridotta, nelle opere di tre compositori fondamentali che in Francia, in Germania ed in Italia/Spagna hanno gloriosamente illustrato, con stili diversi, il loro mondo e la loro epoca.
Scegliendo le musiche di François Couperin, Johann Sebastian Bach e Domenico Scarlatti qui registrate, non credo che Arkaïtz abbia voluto privilegiare il suo strumento – per il quale ha egli stesso in gran parte realizzato le trascrizioni – ma piuttosto rendere tutta la magia della struttura polifonica che éleva le complesse architetture, non soltanto delle composizioni per clavicembalo (Scarlatti) o per strumento accompagnato (le Pièces de Viole di Couperin), ma anche della Sonata per violino solo BWV 1001 di Bach.
Una grande tavolozza di affetti ed una tecnica raffinata che, facendosi dimenticare, permette ad Arkaïtz di affrontare stili e strutture diverse, illuminano questa preziosa registrazione, un nuovo gioiello del catalogo Ad Vitam Records.
Haydn 2032
«Solo e pensoso» – Il Giardino Armonico, Giovanni Antonini, Francesca Aspromonte: soprano – Alpha (68’57)
In vista del terzo centenario della nascita di Franz Joseph Haydn, Alpha Classic s’è associata alla Fondazione Haydn di Basilea per la pubblicazione dell’integrale delle 107 Sinfonie del compositore austriaco, affidandola al milanese Giardino Armonico diretto da Giovanni Antonini, uno dei fondatori, che ha, ormai da anni, abbandonato il flauto a becco dei suoi debutti per consacrarsi unicamente alla direzione dell’ensemble. Ho già parlato di questa colossale impresa che si distingue, oltre che per la qualità musicale, anche per l’originalità dell’impostazione. Le Sinfonie non sono programmate in una sequenza cronologica, né mettendo in evidenza le più popolari («La Sorpresa», «Gli addii», «Il rullo di timpani», «L’orologio» …), ma raggruppandole, come un «caleidoscopio delle emozioni umane», secondo un criterio tematico. Dopo «La Passione» e «Il Filosofo», che associano Haydn a Gluck e a Wilhelm Friedemann Bach – figlio prediletto ma problematico di Johann Sebastian – ecco «Solo e pensoso», che prende il suo titolo dall’aria Hob. XXIVb:20, qui splendidamente interpretata dal soprano Francesca Aspromonte, e che è circondata dalle poco sovente ascoltate Sinfonie n° 62, 64 “Tempora mutantur” («I tempi cambieranno») e 4.
I due primi volumi di questa ambiziosa edizione sono stati mondialmente accolti dai più espliciti riconoscimenti della critica, tra cui l’Echo Klassik 2015 per la «migliore registrazione orchestrale dell’anno». Nessuna sorpresa, quindi, se il disco sarà pubblicato anche in vinile, in tiraggio limitato e ad un prezzo quasi doppio dell’edizione cd.
Louis Vierne
Clair Obscur – Franck Besingrand: organo, Marie-Noëlle Cros: soprano – Hortus (75’04)
Les Musiciens et la Grande Guerre XXI
Louis Vierne: Seul… – Frédérique Troivaux: pianoforte – Hortus (75’07)
Ancor giovane – appena trent’anni – Louis Vierne fu nominato nel 1900 titolare del grand’organo di Nôtre Dame a Parigi – strumento prestigioso più per la sua collocazione che per le sue caratteristiche acustiche e musicali … -, una tribuna ch’egli occupò gloriosamente per quasi quarant’anni, sino alla sua morte avvenuta durante un concerto. Vierne è un compositore caro ad Hortus – una casa discografica che ha la passione dell’organo – e due cd gli sono stati recentemente dedicati. Il primo, Clair Obscur, riunisce, appunto, alcune delle composizioni più note che Vierne scrisse per l’organo, suonate sullo splendido strumento di Saint Amans de Rodez, inquadrate tra l’Inno al sole ed il celebre Carillon di Westminster, che in una travolgente ebrezza sonora trasforma e sviluppa il semplice motivo delle 4 note del Carillon della più celebre chiesa d’Inghilterra (che peraltro suonano altresì l’ora in quasi tutte le pendole da salone, vere o elettroniche …). Accanto a queste musiche, intensamente interpretate da Franck Besingrand, – uno specialista di Louis Vierne che gli ha, inoltre, dedicato una fondamentale biografia – quattro composizioni nelle quale la sensibile e raffinata voce del soprano Marie-Noëlle Cros si unisce nella preghiera alla profonda invocazione dell’organo.