Sempre più sovente mi è data occasione di parlare in queste pagine di iniziative discografiche nelle quali differenti mondi musicali si incontrano in una fusione che rivela radici comuni, spesso insospettate. Ecco oggi un video nel quale Aline Zylberajch-Gester e Le Parlement de Musique presentano un’iniziativa del Conservatorio di Strasburgo – dove Aline Zylberajch insegna il clavicembalo -, iniziativa per ora concretizzata in un concerto alla Cité de la Musique et de la Danse, ma che ben presto, lo spero, genererà un cd.
MediterraneeS – è questo il nome dell’evento – presente le pagine amorose, sentimentali ed evocatrici, nate dall’incontro della musica dell’Europa del Sud e mediterranea con quella che da tempi immemorabili anima il Maghreb. L’oud e le percussioni di Latif Chaarani, i clarinetti – sopratutto l’affascinate suono del clarinetto basso – di Jean-Marc Foltz, dialogano con l’arpa ed il flauto a becco di Claire Piganiol e la voce del soprano Dorothée Leclair, mentre il clavicembalo di Aline Zylberajch intesse un magico, evanescente merletto avvolgendo e collegando sonorità che sembrano incontrarsi per la prima volta, riscoprendosi in nuove, inattese luci.
La cara Aline, Dorothée Leclair e Latif Chaarani illustrano brevemente – in francese – l’iniziativa ed il programma, ma è la musica che conferma, meglio che ogni discorso, il suo sottile e potente legame, capace di collegare, al di là di ogni conflitto, uomini, culture e costumi diversi e lontani.
Bach: Die Kunst der Fuge
Versione e strumentazione di Hermann Scherchen – Orchestra di Padova e del Veneto, Marco Angius, Luca Guglielmi: clavicembalo – Stradivarius (62’52+41’05)
L’Arte della Fuga trascritta e strumentata da Hermann Scherchen, L’Arte della Fuga diretta da Hermann Scherchen, L’Arte della Fuga di Hermann Scherchen, un fantasma che ha – sessanta anni fa – ossessionato e frustrato gli appassionati della musica Johann Sebastian di Bach. All’epoca era vivissimo il dibattito relativo allo (o agli) strumento/i per cui questo sublime capolavoro era stato scritto. I clavicembalisti esibivano la loro moltitudine di argomenti – il clavicembalo non era forse lo strumento per cui Bach aveva scritto le sue più importanti opere pedagogiche? – gli organisti avevano dalla loro l’estensione e la ricchezza di timbri, e più tardi anche i pianisti ebbero la loro da dire, con elucubrazioni del tipo « se Bach avesse conosciuto il pianoforte …», alle quali nulla v’era da apporre.
Poi venne Hermann Scherchen, il mitico direttore d’orchestra tedesco, che già negli anni tra le due guerre, aveva iniziato una appassionata e laboriosa ricerca per dare una nuova – se possibile – identità à questo monumento della musica occidentale ed un’evidenza al di là di ogni possibile argomentazione filologica. Dapprima con la coraggiosa versione per orchestra dell’organista e compositore svizzero Roger Vuataz, ma Scherchen – a cui questa versione era dedicata, e che l’aveva diretta numerose volte nelle sale da concerto di tutto il mondo, e registrata con varie orchestre -, evidentemente insoddisfatto e dopo averne effettuato una revisione, presentò finalmente al Teatro Apollo di Lugano, il 14 maggio 1965, la «sua» versione.
Di tutte queste edizioni esistevano, certamente, numerose registrazioni, ufficiali o pirate, ma tutte difficili da reperire, almeno in Italia ove il mercato discografico – ancora in quegli anni – poco s’interessava a questo repertorio. Fu Stradivarius a darne da noi una prima dignitosa versione «ufficiale» anche se la qualità del suono non era certo all’altezza dell’intensa, veramente monumentale, interpretazione. Giunge, quindi, oggi benvenuto questo album nel quale la benemerita Orchestra di Padova e del Veneto ed il suo direttore musicale e artistico Marco Angius, con il clavicembalo di Luca Guglielmi, danno del capolavoro una versione che mette in una giusta, gloriosa luce il lavoro di Scherchen. Marco Angius è un giovane, appassionato, direttore, che sino ad oggi ha mostrato il suo illuminato impegno in alcune preziose registrazioni di musiche contemporanee (Dallapiccola, Togni, Sciarrino, sempre per Stradivarius). La sua visone dell’Arte della Fuga è lucida, intensa, imponente, senza, peraltro, lasciarsi fuorviare da una grandiosità che potrebbe occultare la rigorosa, folgorante verità di un’idea che non ha, certo, bisogno di magniloquenza per affermarsi.
Vivaldi – Les Orphelines de Venise
Gloria, Magnificat – Anna Rehinolds: mezzo-soprano, Les Cris de Paris, Geoffroy Jourdain – Ambronay (65’)
Registrate dal vivo in occasione del Festival di Ambronay dello scorso anno, queste due opere – il Gloria ed il Magnificat – sono tra le più note che il Prete Rosso scrisse per le pensionanti del famoso Ospedale della Pietà di Venezia – in realtà un orfanotrofio, una della più grandi istituzioni veneziane, nel quale giovanissime fanciulle, senza famiglia e senza mezzi, venivano educate ed istruite alla musica ed al canto diventando virtuose dei più diversi strumenti, dalle aggraziate arpe ed eleganti clavicembali, ai più virili oboi e fagotti. Vivaldi vi fu Maestro di musica e di violino e Compositore principale, provvedendo a scriver le musiche per i numerosi concerti che le giovanissime virtuose offrivano regolarmente ai loro benefattori.
Completano il programma del cd composizioni minori, come il Kyrie RV 587 ed il Credo RV 591, la ben nota Sinfonia al Santo Sepolcro ed il Concerto madrigalesco.
Naoko Yoshino
Harp Concertos: Rodrigo, Turina, Debussy, Castelnuovo-Tedesco – Naoko Yoshino: arpa, Orchestre d’Auvergne, Roberto Forés Veses – Aparté (57’)
Nel vasto panorama della musica registrata ci sono strumenti che sono «tendenza» ed altri che, improvvisamente, passano di moda. È un fatto che, negli ormai oltre tre anni di questa rubrica, molto di rado ho potuto parlar dell’arpa, uno strumento pur affascinante e che ha intessuto delle sue trasparenti trame tante composizioni, dall’epoca barocca ai nostri giorni.
Benvenuto, dunque, questo cd della elegante e raffinata arpista Naoko Yoshino, con un programma tutto ‘900, cominciando con il famosissimo Concerto de Aranjuez, all’origine scritto per chitarra e orchestra dallo spagnolo Joaquín Rodrigo, che poi la trascrisse per arpa (e moltissimi adattamenti seguirono, particolarmente noti, intensi e credibili, quelli jazz, per la tromba di Miles Davis o quello del Modern Jazz Quartet). Seguono il Concertino di Mario Castelnuovo-Tedesco e le Danze sacre e profane di Claude Debussy, tutte impregnate di mistica voluttà. A concludere il cd, ritornano poi le incantate atmosfere iberiche con il Tema e Variazioni di Joaquín Turina.
Naoko ha detto di aver trovato la sua «anima sorella musicale» nell’Orchestra d’Auvergne che l’accompagna, diretta da Roberto Forés Veses. Un appassionato ensemble che – malgrado la sua localizzazione decentrata, in una delle regioni più isolate della Francia (un po’ come la nostra Basilicata) – è ormai, grazie anche ai grandi direttori che la frequentano, mondialmente conosciuta e apprezzata.