L’anno scorso, a fine giugno, il virtuoso Davide Monti inaugurava con successo Pavia, in associazione con l’Istituto Superiore di Studi Musicali “F. Vittadini” e l’Associazione Culturale Musicale “Il Demetrio”, la Scuola Internazionale di Improvvisazione. Quest’anno il progetto dell’appassionato violinista barocco (e schermidore) si sposta a Verona, conservando la sua caratteristica principale, che è quella della pluridisciplinarietà.
La Comedia dell’Arte, la scherma, la gestualità, la danza, la retorica, il contrappunto alla mente (cioè la tradizione, che dal medioevo durò fino a tutto il ‘500, di improvvisare polifonie vocali – poi ripresa in tempi recentissimi da Luigi Nono con le sue composizioni elettroniche), tutte le manifestazioni, insomma, che arricchiscono l’espressione – e non soltanto quella musicale – attraverso un’approfondimento della conoscenza di sé saranno integrate armoniosamente nel progetto Helicona.
Il corso – che avrà luogo dal 2 all’8 Luglio 2016, in collaborazione con il Conservatorio “Felice Evaristo Dall’Abaco” e l’Associazione Italiana Cultura Sport (AICS) – è rivolto a studenti di secondo livello universitario ma è ugualmente aperto a musicofili e artisti di altre discipline. Davide Monti, concertista di livello internazionale, e insegnante ormai da parecchi anni di Improvvisazione un po’ ovunque nel mondo, sarà il direttore artistico, ed assieme a rinomati specialisti nelle rispettive materie animerà i corsi ed i numerosi concerti che in luoghi storici della città di Verona offriranno ad un pubblico più vasto la possibilità di scoprire la ricchezza e la molteplicità degli universi che nutrono e animano l’esecuzione musicale.
J.S. Bach
Sonatas BWV 1027-29 – Sébastien Singer: cello, André Fischer: guitar – Stradivarius (48’49)
La trascrizione – cioè la presentazione di opere ben note, molto spesso capolavori del loro genere, per strumenti diversi da quelli indicati nella partitura originale – è divenuta, da qualche tempo, pratica corrente e accettata. Una trentina d’anni fa, un concerto alla Scala di trascrizioni sinfoniche di musiche di Richard Wagner diretto – se ben ricordo – da Lorin Maazel aveva suscitato ridicole polemiche sino alla prima pagina del Corriere della sera (dimenticando che questa pratica, ad opera sopratutto di Franz Liszt, era frequentissima già all’epoca), e prima ancora il compianto Harnoncourt scomunicava ogni interpretazione che non facesse ricorso agli strumenti d’epoca. Tuttavia, dopo questo lungo periodo di integrismo, il rigore si è rilasciato ed oggi il pianoforte che sostituisce il clavicembalo non fa più storcere il naso ai puristi ed il sassofono è autorizzato a rimpiazzare il violoncello nelle Suites di Johann Sebastian Bach. Le sue Sonate per viola da gamba – che Pablo Casals aveva fatto conoscere attraverso le dense sonorità del suo strumento – ci vengono ancora proposte per il violoncello in questo interessante cd, la cui originalità è accentuata dall’accompagnamento che è affidato alla chitarra.
Ancora una volta mi sottraggo ad ogni polemica, e mi limito a rallegrami di questa scelta che non è né gratuita né provocatrice: l’agile articolazione della chitarra ben rimpiazza il complesso discorso del clavicembalo ed il suo timbro raffinato ed austero si lega perfettamente al violoncello di Sébastien Singer, che, senza scimmiottare la viola da gamba, ne ha tutta la delicatezza e l’eleganza.
Les Élements
Opéra-ballet de A.C. Destouches & M.R. Delalande – Eugénie Lefebvre, Élodie Fonnard: soprano, Étienne Bazola: baritono, Ensemble les Surprises, L.N. Bestion de Camboulas – Ambronay (75’47)
Figlio di un ricco negoziante, André Cardinal seigneur des Touches (o Destouches) inizia avventurosamente, giovanissimo, una movimentata carriera che lo porterà a 15 anni in Siam, al seguito del gesuita, matematico e diplomatico padre Tachard, poi, tornato in Francia, all’assedio di Namur. Qui le cose cambiano. Tra il rombo dei cannoni, il rullo dei tamburi e lo squillare delle trombe, Destouches scopre la sua vocazione musicale, abbandona l’esercito e torna a Parigi dove profitta dell’insegnamento di André Campra ed inizia un’intensa e più pacifica carriera musicale. Louis XIV, il Re Sole, apprezza la sua musica come quella del suo caro Lully, e lo favorisce sino a nominarlo Sovrintendente poi direttore dell’Accademia Reale di Musica.
Compositore di opere, opere-balletto, tragedie liriche ed altre musiche vocali di gran successo, compone Gli Elementi a quattro mani con il contemporaneo Michel-Richard de Lalande, sopratutto ricordato per la sua musica religiosa. Les Élements, emblematici del più fiorito barocco francese, ebbe enorme successo al XVII secolo, e fu ripresa e adattata, in particolare modo come opera da salone, il che permetteva la sua rappresentazione su scene limitate, spesso all’aperto, e con organici ridotti. È questa l’interessante scelta di Louis Noël Bestion de Camboulas che anima con eleganza e sensibilità questi delicatamente pittoreschi Elementi con soli tre cantanti che rivestono i ruoli principali – da semplici Pastori a Divinità Romane – e si fondono, quand’è il momento, nel coro. Anche l’orchestra è un ensemble da camera, con strumenti come la viola da gamba e la tiorba il quali, anche se all’epoca erano scomparsi dall’orchestra, continuavano ad essere apprezzati a Corte e nei saloni della ricca borghesia.
alla breve
Robert Schumann
Letzter Gedanke / Derniere pensée – Soo Park: pianoforte – Label-Hérisson (80’31)
Dopo due entusiasmanti cd che avevano per protagonisti strumenti eccezionali – un fortepiano Jakob Weimes per tre Sonate di Beethoven, ed un fortepiano associato ad un pianino Pleyel per i due Concerti di Chopin -, la sensibile e raffinata Soo Park ha scelto un programma di composizioni di Robert Schumann, che all’ombra d’una apparente serenità – sopratutto i Sechs Stücke in kanonischer Form, op.56 (Sei pezzi in forma canonica) – celano i tormenti di una creatività che vacilla, minacciata dalla malattia mentale.
Lo strumento impiegato per questa registrazione – un C.J. Gebauhr del 1850 -, grazie alla sua delicata sonorità ed al timbro segreto, in qualche modo inquietante, ben sin adatta a questi «Ultimi pensieri», evocati – è il caso di dirlo – con pudore e discrezione da una virtuosa che ha il dono di schiudere, anche per le opere più conosciute, nuovi orizzonti d’ascolto.
Busoni
Sonatinas, Elegies, Toccata, Indian Diary – Cyril Huvé: pianoforte – Erato (56’22)
Ho sempre considerato le trascrizioni-elaborazioni di Ferruccio Busoni come una sorta di riscatto dal vuoto virtuosismo che spesso rende insopportabili questo genere di composizioni (alludo, come al solito, a Franz Liszt …). C’è, nel virtuosismo di Busoni, una specie di sublimazione filosofica che lo solleva in altre sfere, meno ginnastiche, meno vanamente esibizionistiche, ed è certo questa dimensione che ben risulta nell’interpretazione che Cyril Huvé ci propone di queste musiche, dalle più piacevolmente evidenti, come la Sonatina n°6, Kammer-Fantasie sulla Carmen di Bizet, alle più astratte Sonatine n°2 e n°4 ed all’esotico Diario indiano. Confortato, forse, dai suoi studi di filosofia, Cyril Huvé – che ha ben profittato, inoltre, dell’insegnamento di Claudio Arrau – ne dà una lettura seriosa ma non rigida né arida, e sopratutto virtuosa ed elegante senza esser frivola. Una buona occasione per riscoprire Busoni.