Ai miei tempi – abbastanza remoti – la musica a Lecce (classica o frivola) non si manifestava sovente, se non nei ritmati fragori delle bande che accompagnavano processioni e feste popolari. Una stagione lirica di una certa consistenza – non per nulla il grande tenore Tito Schipa era uno dei suoi più celebri figli – una mini-stagione cameristica per il pubblico più intellettuale, e poi basta.
Assente ormai da moltissimi anni dalla mia città natale, ogni tanto i miei ricordi si animano grazie, sopratutto, alle differenze, agli eventi che contrastano con l’immagine che di Lecce mi era rimasta nella memoria. I restauri che hanno ridato lo splendore di un vertiginoso barocco a chiese e palazzi offuscati dal tempo e dall’incuria, e, da qualche anno, la musica classica. Molti giovani virtuosi leccesi brillano ormai sulla scena internazionale – prima tra tutti la splendida mezzo-soprano Caterina Antonacci – e oggi una scoperta mi ha riempito di gioia e di emozione, quella di Beatrice Rana.
Beatrice ha 24 anni, è nata a Copertino, in una famiglia di musicisti, ha iniziato a suonare il pianoforte a 4 anni ed ha fatto il suo debutto – in un concerto con orchestra – a 9. Poi, nel 2011, il successo di Beatrice è esploso dopo la vittoria del prestigioso Concorso internazionale di Montreal (Primo premio e Premio speciale della giuria), e i trionfi si sono moltiplicati in tutto il mondo.
Questi i dati anagrafici; poi il miracolo della rivelazione. Non avevo ascoltato nulla suonato da lei, e la scopro oggi attraverso la sua registrazione di un’opera che di solito i grandi interpreti affrontano ben avanti nella loro carriera, dopo averla lungamente studiata e maturata: le Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach.
Un’opera mitica, complessa, oggetto di mille analisi ed esegesi, che Beatrice fa vivere con una spontaneità, una semplicità, direi, che invece di banalizzarla la sollevano verso nuovi empirei. La bellezza del suono, la sublime serenità del procedere nella rivelazione, nello schiudere i misteriosi orizzonti della composizione trascendono tutto quello che ho ascoltato sino ad ora: decine e decine di interpretazioni, al clavicembalo, al pianoforte, all’organo (forse soltanto il primo ascolto della seconda ed ultima registrazione che Glenn Gould ne fece nel 1981 mi ha altrettanto turbato, ma per altri motivi, più intellettuali).
Queste Variazioni Beatrice Rana le sta portando in tournée in tutto il mondo – con qual rabbioso rimpianto ho mancato di due giorni il suo concerto a Porto – e sono state oggetto di un interessantissimo seminario alla Scuola Normale Superiore di Pisa che potrete vedere su YouTube. Col suo marcato – e simpaticamente evocativo, per me almeno, accento leccese – Beatrice spiega tranquillamente la sua visione dell’opera rivelando le basi intellettuali della sua interpretazione.
Ma poi bisogna ascoltarla – qui l’Aria che introduce e conclude le Variazioni – e dopo averla ascoltata penso che non ci sia più nulla da ascoltare, e mi sento come quei pellegrini della Mecca che, avendo visto la tomba del Profeta si cavano gli occhi per mai più profanare il loro sguardo con alcuna altra vista …
Bach
Goldberg Variations – Beatrice Rana: pianoforte – Warner Classics (77’45)
In Nomine
Enfers et Paradis dans le paysage musical européen autour de 1600 – Les Harpies – Encelade (63’)
Un piacevolissimo, affascinante viaggio tra Cielo (cioè Paradiso) e Inferno, su scope volanti e altri accessori di una stregoneria musicale che – non rischiando più le persecuzioni della Santa Inquisizione né le fiamme del rogo – può svolazzare impunemente tra le pagine ingiallite di un repertorio dimenticato. Le Harpies hanno fatto il loro nido tra le canne di uno straordinario, preziosissimo organo del Rinascimento, quello della chiesa di Saint-Savin in Lavedan, negli Alti Pirenei, e traggono dal suo soffio le seducenti ispirazioni per farci felicemente dannare e danzare, stregati da temi devoti, profani e popolari, dalle Isole Britanniche sino ai confini dei vampireschi Carpazi.
Attorno a Freddy Eichelberger (organista e direttore artistico), la violinista Odile Edouard, Mickaël Cozien (cornamuse varie), Pierre Gallon (régale, spinettino ed il napoletanissimo colascione) e Mathieu Boutineau che ha il fondamentale compito di provvedere al soffio vitale dell’organo, il quale funziona ancora con i tradizionali mantici.
Una simpatica – almeno a giudicare dai risultati – novità è quella del metodo Freddy, praticato dal Coro degli Ugonotti che ha partecipato alla registrazione del cd. Questo metodo – non complicato, a dire il vero – consiste nel domandare all’ultimo momento alle persone presenti di intervenire vocalmente: custodi, eventuali sagrestani o parroci se la registrazione ha luogo – come sovente accade – in una chiesa, tecnici del suono (anche se oggi le équipes in questione sono assai limitate), oltre ai musicisti che hanno la bocca libera, vengono coinvolti senza preavviso e cantano come possono: si salvi chi può!
Votez pour Moi !
La Clique des Lunaisiens – Arnaud Marzorati: baritono e fischio, Lara Neumann e Ingrid Perruche: soprano – Aparté (62’30)
Un cd che, pubblicato in Francia ed estremamente significativo in questi giorni di elezioni presidenziali, dovrebbe esser ovunque d’esempio in occasione di analoghi politici eventi (anche se non credo che in Italia si disponga di una comparabile ricchezza di repertorio in materia). Eppure proprio in Italia questo disco è stato concepito, nel quadro delle attività del Palazzetto Bru Zane, Centro per la Musica romantica francese a Venezia, dove il programma è stato presentato in febbraio alla Scuola Grande San Giovanni Evangelista prima di partire per una lunga tournée nel corso della quale verrà presentato nel formato di concerto-spettacolo .
Un programma che oscilla tra l’operetta e la canzone politica più o meno impegnata che in Francia, sin dai tempi di Luigi XIV, e particolarmente alla fine dell’800, è stata sempre un’arma di propaganda particolarmente efficace, in un esercizio retorico che spazia dal vittimismo alla manipolazione menzognera.
Canzoni popolari, dunque, ma anche gran repertorio, compositori celebri o sconosciuti canzonettisti da cabaret rivestono, con umorismo acidulo e piccante, ma – sopratutto – irriverente e senza tabù, i panni del tecnocrate ciarlatano o della pseudo-economista seduttrice per indirizzarsi ad un incredibile elettorato di celibi tartassati (L’impôt sur les célibataires), femministe esaltate (Le métingue des femmes) ed affittuari in rivolta (La Marseillaise des locataires).
Il tutto nella vivace e piacevolissima interpretazione de La Clique des Lunaisiens – qui in Votez pour moi – animata e guidata dal baritono Arnaud Marzorati che si rivela anche abilissimo fischiatore, una pratica che, diffusa all’inizio del XX secolo nei cabaret o tra i canzonettisti di strada, sta tornando di moda.
ps: Lunaisiens non vuol dir nulla, ma il nome dell’ensemble evoca, in qualche modo, La Cricca dei Lunatici.