Musiche scritte da donne compositrici, valzer, sarabande, tarantelle gighe che – come Axia Marinescu ha scritto nell’interessante presentazione di questo bel cd – «illustrano la libertà dello spirito e del pensiero di donne che si sono fatte notare, ai loro tempi, per l’osmosi della forza di carattere e della dolcezza, in un mondo che non sempre del tutto le accettava».
Tre secoli separano l’anno della nascita di Elisabeth Jacquet de la Guerre (1665), la virtuosa del clavicembalo che Madame de Montespan – amante di Louis XIV – aveva introdotto alla Corte del Re Sole, e Sophie Lacaze (1963), presente nel programma con una veramente originale, delirante Tarantella del 2003.
Axia Marinescu, geniale pianista di origine rumena, si è dedicata giovanissima alla danza. Ma «… ben presto il suono del pianoforte mi ha affascinato, e lo strumento ha rimpiazzato la danza, anche se essa è rimasta legata alla mia musica … Questa sinergia di musica e danza è diventata per me sempre più evidente, e per questo ho voluto farle convivere, associandole al suono del pianoforte e all’anima femminile».
Completano il programma le composizioni di Marie Jaëll – la grande virtuosa, prima interprete dell’integrale delle Sonate di Beethoven in Francia -, Pauline Viardot, Louise Farrenc – che fu allieva di César Franck -, Mel Bonis, Germaine Tailleferre – unica donna nel Groupe des Six – e Cécile Chaminade. Il virtuosismo elegante ed raffinato di Axia anima i molteplici ritmi di queste musiche, e le sue ben dosate sonorità risplendono nella magica atmosfera di quel tempio del pianoforte che è la Salle Gaveau a Parigi.
Les femmes dansent
Axia Marinescu: pianoforte – Klarte (70’)
Leuven Chansonnier vol.2
ou Beau Chastel – Sollazzo Ensemble, Anna Danilevskaia – Passacaille/Ambronay (53’50)
Raffinate, elusive sonorità intessono, come in un prezioso arazzo, le arie di questo Canzoniere, il secondo registrato dai virtuosi del Sollazzo Ensemble. Tesori della musica franco-fiamminga del ‘400 estratti da un volumetto manoscritto trovato qualche anno fa nel deposito di un rigattiere, attualmente conservato nella celebre università belga di Lovanio da cui prende il nome.
Bisogna rinunciare a ogni tentativo di identificare gli strumenti : chalemie, shawm (della famiglia degli oboi), sakbut (antenato del trombone), vihuela de arco, dulcimer … Meglio lasciarsi andare e godere il fascino delle sonorità inedite e delle solenni architetture che nascondono nelle loro gotiche ombre mistiche voluttà.
Il Sollazzo Ensemble diretto da Anna Danilevskaia è perfettamente a suo agio nell’interpretazione di queste lontane opere, rinnovando ad ogni ascolto il miracolo che ha permesso loro di sopravvivere ed, oggi, di giungere sino a noi.
Hélène de Montgeroult
Complete piano Sonatas – Nicolas Horvath: pianoforte – Naxos – Grand Piano (2h36’41)
Non è presente nella bella raccolta di musiche scritte da donne compositrici di cui parlo all’inizio della rubrica, ma Hélène de Montgeroult è, certamente, una delle più singolari, ed affascinanti, rappresentanti della categoria. Attiva in un’epoca poco propizia all’autonomia femminile – e comunque alla donna che volesse liberarsi dei vincoli domestici (a meno di non essere gloriosa cortigiana …) – Hélène de Montgeroult, nata a Lyon (1764) e morta a Firenze (1836), fu senza alcun dubbio una delle più grandi virtuose – interprete e improvvisatrice al fortepiano – ma anche compositrice che stabilì un ponte tra classicismo e romanticismo, tra Mozart e Chopin.
Marchesa di recente nobiltà, Hélène attraversò avventurosamente gli anni della Rivoluzione. Una leggenda afferma che salvò la sua testa dalla ghigliottina improvvisando al fortepiano sul tema della Marseillaise davanti al Tribunale rivoluzionario. Quel che è certo, la marchesa poté restare a Parigi, risparmiandosi l’esilio, per animare del suo talento le feste rivoluzionarie – meritando per altro il titolo di «clavicembalista svergognata».
Nicolas Horvath è interprete fedele di questa interessantissima raccolta – in 2 cd – dell’integrale delle 9 Sonate per il fortepiano (che egli interpreta, tuttavia, al pianoforte).
Egli applica quell’«arte di ben cantare» sullo strumento che, ispirandosi all’arte del canto, anima la musica di Hélène de Montgeroult, contrapponendosi alle esibizioni dei «virtuoses tapageurs qui semblent n’avoir qu’un but, l’étalage de leurs forces musculaires, brisant cordes et marteaux pour faire montre de talent» (virtuosi fanfaroni, che sembrano avere un solo obiettivo, l’esibizione della loro forza muscolare, rompendo corde e martelletti per mostrare il loro talento).
Béla Bartók
Danses populaires roumaines – Matteo Fossi: pianoforte – Hortus (63’08)
Le 6 Danze popolaires roumaines, BB68 del titolo (brevissime composizioni, appena più che 5’ in tutto) costituiscono l’introduzione ed il nucleo del programma di questo affascinante cd, dedicato ad un insieme di rapidissime composizioni per pianoforte di quel genio della musica che fu Béla Bartók.
Veri schizzi musicali, testimonianza della passione per il folklore dell’Europa dell’est che animò tutta la vita di Bartók, pioniere dell’etnomusicologia, nutrendo dei suoi temi e dei suoi ritmi tutta l’opera del compositore. Le Sei danze su ritmi bulgari, BB 105 e le 8 Improvvisazioni su canzoni pesane ungheresi, BB 83 completano il programma assieme ai 4 movimenti della Suite per pianoforte BB 70, op. 14.
Matteo Fossi è l’interprete ideale di questa musica che egli anima dei suoi slanci di giovanile entusiasmo, attento alle raffinatezze del succedersi e delle contrapposizioni dei differenti «modi» e tonalità, e senza mai cedere alla facilità degli effetti di un folklore da paccottiglia, troppo marcato di accenti e di colori. Splendida la registrazione.