La primavera è finalmente arrivata, e con la primavera una grande messe di esaltanti novità discografiche, consolatrici dopo un inverno moroso e scoraggiante, e non soltanto musicalmente.
Dopo la loro gloriosa registrazione dell’Arte della fuga di Bach, Alberto Rasi e la sua Accademia Strumentale Italiana affrontano una nuova sfida, dedicandosi al capolavoro di Jean-Philippe Rameau, le Pièces de Clavecin en Concert.
Unico insieme di composizioni per un ensemble strumentale composto da Rameau che si era sino ad allora dedicato esclusivamente alla musica per clavicembalo, a quella religiosa ed all’opera lirica, e prima ch’egli si dedicasse, sino alla fine dei suoi giorni, al teatro musicale, le Pièces de clavecin en concert rappresentano un’originalissima innovazione se confrontate alle composizioni da camera dell’epoca, ben rappresentate dalle Sonate a tre di Arcangelo Corelli. Se in queste il clavicembalo ha essenzialmente un ruolo di accompagnamento (basso continuo) nelle Pièces en concert il clavicembalo di Rameau è il protagonista virtuoso, quasi sempre in primo piano, mentre gli strumenti melodici – flauto, violino e viola – gli forniscono lo spunto per un raffinato ed elaborato dialogo, incorniciandolo (Rameau fornisce del resto per ciascuno di essi, nella prefazione dell’edizione a stampa, dettagliate istruzioni).
La rigorosa, ma sopratutto inventiva, interpretazione dell’Accademia Strumentale Italiana – diretta da Alberto Rasi alla viola da gamba – coinvolge per il succedersi e l’alternarsi degli arrangiamenti timbrici in una dinamica ma equilibratissima competizione con il clavicembalo virtuoso di Patrizia Marisaldi, spina dorsale di questa magica collana.
Preziosi capolavori di una Musica che affascina al di là di ogni classificazione d’epoca e di stile.
Jean-Philippe Rameau
Pièces de clavecin en concert – Accademia strumentale Italiana, Alberto Rasi – Challenge (64’10)
No(s) Dames
Théophile Alexandre & Quatuor Zaïde – NoMadMusic (77’)
Sconvolgente, esaltante sorpresa al primo ascolto di questo cd. Dopo un attimo di smarrimento, di vertigine, ecco che i ruoli si precisano nella loro inversione: all’uomo – il sublime contro-tenore Théophile Alexandre – i turbamenti, le agonie dell’amore al femminile, incarnato dalle eroine dell’opera lirica e dalle grandi dive; alle quattro virtuose del Quartetto Zaïde la forza, il virile sostegno dell’accompagnamento e della direzione musicale.
Carmen, Manon, Maria, Norma, Amina, Medea, Salomé, Euridice, Violetta, pugnalate, malate, suicide, avvelenate, bruciate vive, strangolate … la sorte destinata alle eroine della scena – statisticamente ben più vittime che i loro omologhi maschili – è estrema come la bellezza delle loro arie sublimi.
E se le nervose, versatili, accese sonorità del quartetto non fanno rimpiangere la ricchezza dell’orchestra di Verdi, Tchaikovski o Bizet (ed efficacissima è la trascrizione dell’aria della Regina della Notte dal Flauto Magico di Mozart), la voce – ed il temperamento – di Théophile arriva a farci dimenticare (per un momento) gli archetipi callasiani (ed altri …) di queste eroine, di queste 23 icone, della scena lirica.
Bach
Berg, Schoenberg, Webern – Hortense Cartier-Bresson: pianoforte – Aparté (63’)
«Esiste un legame tra la scrittura degli antichi e quella degli innovatori», affermava Arnold Schönberg, il compositore austriaco e grande teorico della musica contemporanea alla quale egli aprì la strada con l’«invenzione» della dodecafonia. La concertista Hortense Cartier-Bresson, cugina di Henri Cartier-Bresson – genio ed icona della fotografia del XX secolo – ha scelto il programma di questo interessantissimo cd come un’illustrazione ed una prova dell’affermazione del profeta della Seconda scuola di Vienna.
Tre Toccate di J.S. Bach – le BWV 910-913-914 – si intrecciano, quindi, con i Drei Klavierstücke op.11 di Schönberg, la Piano sonata in b minor op.1 di Alban Berg e le Variations for piano op.27 di Anton Webern in un’analisi raffinata e profonda di questi capolavori, mettendone in evidenza i misteriosi, sotterranei legami.
Hortense ha registrato questo cd su un Bösendorfer Vienna Concert 280 VC, strumento perfetto per la musica di Bach ma che, grazie alla versatile tecnica dell’interprete, si rivela egualmente adeguato alle opere dei suoi epigoni del XX secolo. Eccellente la registrazione.
Jugendstil
Mahler, Schoenberg – Beatrice Berrut: pianoforte – La Dolce Volta (67’33)
La trascrizione : una pratica musicale che ebbe nell’ottocento i suoi momenti più gloriosi, quando i grandi virtuosi, da Liszt a Ferruccio Busoni, adattarono al pianoforte i capolavori della musica sinfonica, lirica e vocale. Più recentemente, la trascrizione accese polemiche (scaligere, credo di ricordare) che arrivarono alla prima pagina del Corriere della Sera, ove Duilio Courir dovette intervenire per mettere le cose a posto.
Trascrivere eguale tradire ? C’è, evidentemente, chi ancora si pone la domanda. Ma la valorosa pianista svizzera Beatrice Berrut non lo crede, e ci dà la sua convincente dimostrazione in questo affascinante cd che presenta le sue trascrizioni di musiche di Mahler – Adagietto dalla Sinfonia n. 5 e Andante Moderato dalla Sinfonia n. 6 – e della Verklärte Nacht di Arnold Schoenberg. «La tradizione non è il culto delle ceneri, ma la trasmissione della fiamma», sosteneva Gustav Mahler, e la fiamma alimentata dall’appassionata interpretazione di queste parafrasi, opera di Beatrice, anima ed accende, senza distruggerli, questi monumenti espressionisti e post-romantici.
Nella video, Beatrice Berrut interpreta le Consolations n. 3 di Liszt sulla vetta del Moléson, con vista sul lago Lemano (non credo, tuttavia, che la registrazione sia stata effettuata in questo luogo, estremamente pittoresco ma dall’acustica poco raccomandabile, temo …)
Dreamlover
Albena Petrovic – Joan Martí-Frasquier: sax baritono, Kebyart Ensemble, Cynthia Knoch: soprano, Romain Nosbaum: pianoforte – Solo Musica (54’)
Nel vasto panorama della musica registrata – ed in particolare modo della musica contemporanea -, il sassofono non è certo molto presente. E pure questo strumento – inventato da Adolphe Sax, da cui ha preso il nome, nel 1840, ha avuto una grandissima e rapida espansione in moltissimi generi musicali grazie alle sue doti di espressività e duttilità.
È quindi benvenuto questo interessante cd dedicato alla musica della compositrice lussemburghese Albena Petrovic Vratchanska, con il suo Concerto for baritone saxophone, Poèmes – Masques per soprano e sassofono, Dreamlover, Two pièces for alto saxophone e, per finire, Gebet zum Nichterscheinen per ensemble di sassofoni.
Non è musica facile né accattivante, ma l’universo sonoro di Albena Petrovic trae dalla voce potente e dalla grande proiezione di suono del sassofono una forza inquietante e rivelatrice, un’energia che dilata il culto della solitudine, dell’isolamento, sempre presente nella musica di Albena.