Carnevale, mascherarci fa bene

Capovolgere i ruoli, rovesciare le gerarchie, mettere a nudo la società. Questa da sempre è la filosofia del carnevale, che ci permette per un giorno di essere qualcun altro, di diventare ciò che aspiriamo ad essere, di ridicolizzare ciò che nella vita ci fa rabbia, di scherzare con ciò che di solito ci fa paura, di giocare alla pazzia o di tornare bambini. E di sfogarci? “ Certamente – risponde Vanda Zammuner, docente di Psicologia delle emozioni all’Università di Padova, dipartimento Sviluppo e Socializzazione – il mascheramento fa leva sul fatto che la vita e le circostanze ci incanalano in ruoli e identità permanenti, siamo figlia, madre o collega, fratello, amico o fidanzato. Il ruolo prevalente che abbiamo ogni giorno non lascia spazio ad altre parti di noi, che pure esistono, e sono importanti”.

Tutti abbiamo più identità. Abbiamo un “sé” pubblico, ovvero ciò che vogliamo far vedere di noi; un“sé” privato, che contiene le nostre convinzioni di noi stessi; e infine un “sé” ideale, ovvero come vorremmo essere. “ Il mascheramento ha a che fare con tutti questi sé. Se sono una commessa, e passo 8 ore a mostrare certe caratteristiche (disponibilità, cortesia, arrendevolezza) e sono di carattere esuberante, dovrò frenarmi. Se invece sono introverso o riflessivo, dovrò attenuare e mostrarmi empatico. Nella vita privata è la stessa cosa. Con il mio partner dovrò mostrarmi più o meno assennata -ad esempio – di quel che vorrei. Ecco, il carnevale è sempre stato un periodo di liberazione, perfetto per lasciarsi andare: si lasciano andare le convenzioni sociali, i ruoli prestabiliti, e posso mascherarmi in modo che le mie identità di individuo specifico vengano meno”.

Il tipo di maschera parla di noi: a seconda che io scelga una vera e propria “copertura” rigida o preferisca truccarmi,  risultando irriconoscibile o solo un po’ diverso. Si può giocare con quei “sé” che normalmente sono presi molto serio, e dunque “ l’effetto psicologico è molto liberatorio. Per questo sarebbe importante mascherarsi anche durante l’anno: ad esempio andando a ballare”. Dalla discoteca alle lezioni di tango, il ballo è un esempio perfetto di travestimento: si adotta un particolare dress-code e in qualche modo si recita, immedesimandosi nello spirito dei diversi tipi di ballo. “ Come a Carnevale, siamo circondati da altre persone ‘mascherate’ e dunque il senso prevalente è ancora una volta il gioco, la curiosità, la liberazione”.

La scelta del costume parla molto di noi, ci dice a che cosa aspiriamo. “ Certo, è impossibile farne un’analisi dettagliata rimanendo sul generale. Ma possiamo dire che chi si veste da super-eroe tende a mettere in luce la propria forza o il coraggio, il cartone animato mostra volontà di tornare bambini e via dicendo…”.

Insomma, il mascheramento è importante e benefico, perché permette di esplorare in forma ludica e non rischiosa gli aspetti del sé che normalmente sono frenati.

Fonte: wired.it

redazione grey-panthers:
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