Dai sottovasi al materiale di cancelleria, dagli occhiali da sole alle componenti dei nostri computer: un solo sguardo intorno nelle nostre case è sufficiente per ricordarci quanto, a partire dalla sua introduzione in commercio, la plastica sia divenuta parte della nostra quotidianità. Ormai siamo consapevoli che questa abbondanza di plastiche è causa della diffusione dell’inquinamento. Molteplici sono le campagne mediatiche che hanno spiegato come, grazie alla sua grande resistenza nel tempo, i rifiuti in plastica stiano colonizzando e distruggendo l’ambiente marino (per chi volesse approfondire ne avevamo parlato anche qui). Eppure nuove ricerche ci stanno mostrando come, purtroppo, la plastica non sia più un problema esclusivo dei fondali azzurri. Ci eravamo infatti illusi che fosse sufficiente recarsi in montagna per respirare aria incontaminata, ma è il momento di una dura presa di coscienza: la plastica è arrivata anche sui ghiacciai.
Tra coloro che si stanno rimboccati le maniche di fronte a questo nuovo allarme c’è Roberto Cavallo, eco-atleta e Presidente della Cooperativa Erica, nota per la sua attività di divulgazione scientifica in campo ambientale, che ha pensato di raccogliere campioni di neve in quattro siti, posizionati lungo il percorso del Tor des Geants, una delle più dure gare di trail running a livello mondiale, che si articola lungo i pendii della Valle D’Aosta. Seguendo le rigorose regole del campionamento, sono stati selezionati siti che presentassero un diverso grado di raggiungibilità e accessibilità per le persone (es. presenza di rifugio sentieri percorribili) e una quota differente, così da assicurare che l’ambiente considerato fosse rappresentato in maniera più completa possibile.
I campioni di neve raccolti sono poi stati analizzati dall’ARPA Valle d’Aosta in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, sotto la direzione dei professori Marco Parolini e Roberto Ambrosini, già protagonisti di un interessante studio sul rilevamento di microplastiche sul Ghiacciaio dei Forni nel Parco Nazionale dello Stelvio. Scopo dell’analisi era l’eventuale riscontro di microplastiche all’interno dei campioni raccolti durante lungo il Tor des Geants e la caratterizzazione qualitativa e quantitativa di esse in laboratorio. I primi risultati sono stati recentemente pubblicati nel report ‘Nevica Plastica!’ (chi fosse interessato lo trova qui), terrificanti quelli che sono stati i risultati ottenuti.
Dei 40 frammenti rilevati nel campione osservato, 18 erano costituiti da microplastiche (polietilene, PET, HDPE, poliestere, …), 17 da fibre di cellulosa, 1 da lana e 4 da fibre sintetiche. I risultati hanno così confermato le aspettative dei ricercatori: i polimeri trovati, infatti, rappresentano quelli maggiormente usati dall’uomo e che (tristemente) vengono comunemente già ritrovati nell’ambiente. Recenti studi hanno oltretutto dimostrato che gli agenti atmosferici sono grandi vettori di diffusione per i frammenti di piccole dimensioni, che sospinti ad esempio da venti, nevicate e piogge riescono a raggiungere sempre più facilmente ambienti un tempo incontaminati. Considerando questi primi risultati e le precipitazioni nevose che hanno caratterizzato l’arco alpino valdostano nel 2019, è stato stimato, infatti, che circa 200 milioni di frammenti di varia natura cadano ogni anno sulle montagne valdostane, e di questi 200 circa 80 milioni sono microplastiche. Ciò significa che circa 25 kg di plastica nevicano ogni anno sulle cime della Val d’Aosta, e va purtroppo sottolineato come tale valore sia molto sottostimato. Le nevi infatti, sciogliendosi, si riversano nei torrenti che scendono a valle, trasportando con sé molto materiale che sfugge quindi al rilevamento.
I risultati riassunti qui e nel report “Nevica Plastica!” sono stati presentati in un’interessante puntata di “Geo” inizio settembre, che è possibile visionare sui nostri computer grazie al sito di Raiplay. Le conclusioni raggiunte non sono da intendersi come definitive. Infatti il progetto di ricerca ha l’obiettivo di proseguire il monitoraggio della contaminazione, soprattutto al fine di capire quanta sia la plastica trasportata al suolo e quale ne sia la fonte. Un punto che non sarà sottovalutato è rappresentato dallo studio degli effetti delle microplastiche nell’ambiente montano sulla fauna che lo abita e gli effetti che l’involontaria ingestione di frammenti plastici ha su di essa.
Rileggendo i primi risultati di questo studio, si condivide la grande preoccupazione suscitata nei ricercatori: i rifiuti, soprattutto in plastica, ormai si ritrovano in tutti gli ambienti, e il problema sta diventato molto più grande di quello che possiamo immaginarci. A tal proposito, ho trovato molto bella la testimonianza di Roberto Cavallo, che, tra le sue attività, continua anche a correre insistendo sull’importanza di non buttare nulla a terra e anzi, se vede qualcosa, si china e lo raccoglie per riportarlo a valle. Cerchiamo di condividere il suo esempio, non solo in montagna ma in tutti gli ambienti in cui ci troviamo a passeggiare: spiagge, parchi, boschi, foreste e perché no, anche in città. Quando siamo in giro e produciamo rifiuti, in assenza di secchi nelle vicinanze, riponiamoli nelle nostre borse fino al cassonetto successivo. Evitiamo quanto più possibile prodotti e bibite racchiusi in confezioni o bottiglie di plastica, cercando, invece, di scegliere quelli in vetro o in cartone. Spesso basta solo stare un po’ più attenti al supermercato: molti prodotti vengono, infatti, incartati in entrambi i tipi di involucri (carta o plastica). Sta a noi compiere la scelta più responsabile verso l’ambiente, cercando di prediligere l’alternativa in carta, al fine di salvaguardarlo! Quando possibile mentre facciamo la spesa, guardiamoci quindi intorno con occhio più attento e proviamo a pensare: ho davvero bisogno di un prodotto imballato in così tanta plastica? Esiste un’alternativa ad esso altrettanto soddisfacente? A me questo capita spesso con le banane. Nonostante siano un frutto che apprezzo particolarmente, scelgo di non comprarle quando le trovo solo imballate in plastica e prediligo frutta sfusa, come le mele o le arance, a seconda della stagione. Sono spesso le piccole rinunce e i piccoli cambiamenti a fare davvero la differenza, e con un pizzico di attenzione in più avremo dato una mano all’ambiente.
In previsione di gite ed escursioni, abbandoniamo del tutto i prodotti usa e getta, che per distrazione potremmo dimenticare o disperdere nell’ambiente, e prepariamoci invece un kit permanente da portare sempre con noi e lavare al nostro rientro a casa: borraccia, piatti e posate, coltellino multiuso, ce n’è per tutti i gusti, tasche ed esigenze. Spesso simili prodotti possono anche essere regali originali e graditi durante il periodo delle feste. Inoltre il loro utilizzo non è legato esclusivamente all’attività all’aria aperta: ne è prova il numero sempre crescente di persone che utilizzano quotidianamente una borraccia sul posto di lavoro o a scuola! Sempre più spesso le amministrazioni locali monitorano i social media per tastare il polso delle criticità della propria area di giurisdizione. Non esitiamo quindi ad unirci o a creare a gruppi Facebook di quartiere o di Comune, dove poter segnalare eventuali situazioni di pericolo inquinamento con tanto di foto e descrizione, e dove la voce collettiva di più cittadini fa spesso sì che gli addetti delle varie municipalità si prendano effettivo carico delle problematiche evidenziate.