A causa della pandemia stiamo passando la maggior parte del tempo all’interno delle nostre abitazioni: rallentano i nostri ritmi e viviamo vite sempre meno frenetiche, un cambiamento tanto diffuso e improvviso da rendere ancora più evidente la portata dei temi ambientali. Chi avrebbe mai pensato, infatti, che un virus, un’entità biologica così piccola, potesse bloccare il mondo? Se ci è riuscito lui, cosa potrebbe succedere se si avverasse quanto pronosticato dagli scienziati riguardo il cambiamento climatico?
Simili preoccupazioni devono aver spinto gran parte dei cittadini di tutto il mondo a riflettere maggiormente sul proprio stile di vita e a rivedere alcune abitudini in chiave maggiormente sostenibile. Non è un caso che i risultati della ricerca #WhoCaresWhoDoes condotta da GfK, una delle più note organizzazioni di indagini di mercato al mondo, evidenzino come un numero crescente di consumatori stia modificando i propri comportamenti per effetto della crescente sensibilità ai temi ambientali. Seguendo l’esempio virtuoso dei cugini europei, anche i consumatori italiani si stanno dimostrando sempre più attenti alla tematica ambientale. Dal report di GfK si evince infatti che il 30% di essi dichiara di evitare prodotti con imballaggi in plastica e il 36% ha modificato le proprie scelte di acquisto riguardo alcuni beni e servizi a causa del loro impatto negativo sull’ambiente. Di ciò posso portarvi una testimonianza diretta: in questi mesi per esempio, pur non rinunciando alla comodità dell’espresso in cialde, ho abbandonato la classica versione non riciclabile delle capsule del caffè, optando per la loro versione riutilizzabile.
GfK ha evidenziato come anche in Italia stia crescendo sempre più la presenza dei cosiddetti Eco Active, consumatori che si sentono responsabili in prima persona e stanno modificando i propri comportamenti di acquisto. La loro percentuale in Europa varia da nazione a nazione, ma, nella gran parte dei casi, nell’ultimo anno ha subito una crescita significativa ovunque. Come gran parte di noi sicuramente si aspetterà, il Paese europeo che vanta il maggior numero di cittadini Eco Active è la Germania (38%), da sempre leader indiscusso in Europa delle principali evoluzioni green. In Italia gli Eco Active sono attualmente rappresentati dal 23% dei consumatori. Si iniziano, quindi, a vedere i risultati delle grandi campagne di sensibilizzazione portate avanti dai media tradizionali, su tutte le piattaforme social e in particolar modo dai giovani. Spinti a riflettere maggiormente sul loro futuro grazie all’ormai ben noto movimento “Fridays for Future”, capeggiato dalla giovane Greta Thumberg (per chi volesse approfondire la sua storia qualche mese fa avevamo consigliato alcuni libri riguardo), i giovani hanno iniziato a fare la differenza in casa, indirizzando sempre più i consumi delle loro famiglie verso un approccio più sostenibile. Da consumatori “passivi”, soggetti spesso alle scelte del genitore che fa la spesa, i giovani sono diventati uno dei motori trainanti del cambiamento domestico e, di conseguenza, nazionale.
Finché non ho letto questi dati non mi ero resa effettivamente conto come i piccoli suggerimenti per gli acquisti alimentari che io e mia sorella abbiamo dato nel corso del tempo a nostra madre sono in realtà diventati parte integrante dei suoi acquisti. Per fare un esempio, sulla nostra tavola trovano ormai sempre più spazio carne proveniente da allevamenti non intensivi e uova di galline allevate a terra e preferibilmente all’aperto, e per ogni prodotto da acquistare scegliamo sempre l’alternativa imballata con la minor quantità di plastica possibile.
A rafforzare quanto detto finora, dallo studio di GfK emerge come in Europa a influenzare maggiormente gli acquisti all’interno del nucleo familiare siano proprio i figli (45%), seguiti dagli amici (42%), dal coniuge (37%) e dai genitori (19%). Le opinioni dei membri più giovani delle famiglie contano di più di quelle dei politici (14%), dei media con le loro campagne di sensibilizzazione (13%) e delle celebrità schierate a favore dell’ambiente (9%). Di conseguenza, per le grandi aziende è sempre più difficile e controproducente ignorare la sensibilità e l’attenzione alla salvaguardia del pianeta, proprie soprattutto delle generazioni più giovani. Se ciò non fosse sufficiente a smuovere la sensibilità del mondo industriale, dalla ricerca di GfK è risultato che ben il 62% degli italiani preferisce compare prodotti da aziende che dimostrano attenzione all’ambiente! Nonostante ciò i dati raccolti mostrano come l’offerta non sia stata ancora in grado di cogliere appieno questa opportunità, dal momento che la maggior parte dei consumatori (circa il 77%) non è in grado di indicare un brand o un rivenditore che accompagni alla propria attività imprenditoriale delle politiche chiare e costanti a favore dell’ambiente (Fonte: Indagine globale sulla sostenibilità Consumer Panel – WCWD 2020)! Leggendo i risultati di questa ricerca inizialmente mi sono stupita, com’è possibile? Eppure, pensandoci a fondo, non me ne sono venute in mente che di piccole e locali, mentre ho avuto maggiori difficoltà a individuare grandi marchi.
Oltre agli Eco Active, gli altri gruppi di consumatori evidenziati all’interno del report di GfK sono quello degli Eco Considerer (43% del totale a livello europeo, 41% a livello italiano), ovvero quei consumatori che sono preoccupati soprattutto per il problema dei rifiuti in plastica ma che modificano solo occasionalmente i propri comportamenti, non considerando il criterio della sostenibilità come prioritario nei loro acquisti e che ritengono sia necessaria inizialmente soprattutto un’azione più incisiva da parte delle aziende e dei governi. C’è poi il gruppo degli Eco Dismisser, che vanta ancora dei numeri preoccupantemente alti (35% del totale a livello europeo, 36% a livello italiano), ed è rappresentato da quei consumatori che ancora non considerano il problema dei rifiuti o della mancata sostenibilità ambientale, e di conseguenza non si impegnano minimamente per farvi fronte.
Nonostante l’alta percentuale di Eco Considerer e Eco Dismisser, un ulteriore cambiamento di percezione, a mio parere particolarmente di rilievo, che si evince dai dati riportati è che i consumatori sono sempre più convinti che i propri comportamenti di acquisto possano avere un effetto positivo sull’ambiente. Infatti, secondo il 40% degli intervistati, sono soprattutto i produttori di beni e servizi a poter fare la differenza nel ridurre l’impatto ambientale, seguiti dai governi con il 35%.
Con le nostre decisioni di acquisto siamo quindi capaci di influenzare le scelte di produzione delle Aziende. Iniziamo sempre più a farci caso mentre facciamo la spesa nei supermercati o facciamo shopping. Una piccola attenzione in più a ciò che viene messo all’interno dei nostri carrelli e sacchetti vale molto più di quanto ci aspettiamo. Tale riflessione sembra essere già stata fatta propria da un numero consistente di consumatori, tanto che in un momento come quello attuale, in cui la situazione sanitaria ha portato sotto l’attenzione di tutti le tematiche di igiene e sicurezza, e in cui spesso si è parlato di “rivincita del monouso”, 3 famiglie europee su 10 preferiscono comunque evitare di acquistare prodotti con un imballaggio in plastica: un dato estremamente significativo! Cerchiamo quindi di essere sempre meno Eco Dismisser e impegniamoci ancor di più nell’essere Eco Active!