Seguendo un trend ormai tristemente noto, gli abitanti delle città italiane risultano sempre più esposti ad altissimi livelli di inquinamento atmosferico, con le conseguenze negative sulla loro salute. Nonostante la pandemia, l’inquinamento dell’aria, soprattutto in città, risulta essere ancora un elemento preoccupate, tanto da balzare sempre più spesso agli onori della cronaca grazie all’operato dei sindaci di molti Comuni italiani che sempre più spesso mettono in atto azioni a livello locale (come le domeniche ecologiche) al fine di ridurlo. Il recente rapporto “Mal’aria di città” di Legambiente (per chi fosse interessato ad approfondire, lo trovate qui) ci rivela che sono 35 i capoluoghi di provincia che risultano “fuorilegge” per le polveri sottili. Queste sono infatti le città in cui sono stati superati sia i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili che il valore medio annuale per esse suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS). Tra queste città “poco virtuose” mi aspettavo, seguendo il luogo comune, di trovare Milano al primo posto. Ed invece questo triste primato le è stato strappato da Torino, Venezia, Padova, Rovigo e Treviso.
Ma cosa si intende con polveri sottili e particolato? Sono la stessa cosa, e altro non sono che l’elevato numero di particelle di piccolissime dimensioni presenti nell’aria che respiriamo ogni giorno, con l’ovvio rischio di causarci danni, in quanto capaci di penetrare nei nostri polmoni e di entrare nel flusso sanguigno. Di essi fa parte il PM10 (acronimo di “particulate matter”, termine inglese per particolato) di cui spesso si sente parlare, particolato di piccole dimensioni (meno di 10 micrometri) la cui concentrazione viene rilevata dalle centraline per il monitoraggio dell’inquinamento dell’aria in modo tale da poterla tenere sotto controllo. Tali particelle vengono originate sia da attività naturali (pensate per esempio ai pollini delle piante) sia antropiche (attività industriali, riscaldamento domestico, agricoltura e traffico), e insieme ai fumi e ai gas nocivi vanno a costituire l’inquinamento atmosferico. Tra i gas nocivi troviamo alcuni composti del carbonio, come il monossido di carbonio (CO) e l’anidride carbonica (CO2) e alcuni composti dell’azoto, come il biossido di azoto (NO2), emesso dai motori diesel. Il problema dell’inquinamento atmosferico è dunque complesso e riconducibile a molti fattori, e le amministrazioni italiane stanno mettendo in atto strategie varie e diversificate per provare a ad affrontarlo.
Cosa possono fare i cittadini?
Innanzitutto è importante essere informati sulla qualità dell’aria che respiriamo. Un modo creativo e che può trasformarsi in esperimento da fare in famiglia o da suggerire ai nipotini per far meglio capire il problem è quello di stendere un lenzuolo bianco fuori da una finestra di casa e lasciarlo lì per 30 giorni seguendo i suoi sviluppi: esposto all’aria, e al particolato, col tempo esso tenderà a “colorarsi”: più scuro lo troveremo al termine dei 30 giorni di esposizione, più inquinata sarà l’aria fuori dalla nostra finestra.
Parlando del contributo che ognuno di noi può dare alla riduzione dell’inquinamento dell’aria, il primo passo da fare è sicuramente provare a utilizzare meno l’automobile. In Europa, infatti, le automobili producono il 12% delle emissioni totali di CO2. Dobbiamo essere i primi a chiedere alle amministrazioni locali di investire ad esempio in percorsi pedonali casa-scuola, marciapiedi pedonali e piste ciclabili. Misure relativamente facili da mettere in atto e la cui efficacia è provata soprattutto per le cittadine più piccole. Per città grandi bisogna impegnarsi a utilizzare maggiormente il trasporto pubblico e a fare “massa critica” per favorire la crescita di modelli di mobilità alternativi come il car sharing. Riducendo il traffico infatti si riduce anche l’inquinamento. Per chi non lo sapesse oltretutto da qualche anno la legislazione europea sta stabilendo per le nuove auto obiettivi obbligatori di riduzione delle emissioni e standard sempre più rigorosi. Non è un caso che molte città europee, tra cui Parigi, Madrid e Atene, abbiano deciso di vietare completamente le auto diesel entro il 2030. In Italia, con il decreto legge clima del 2019 sono stati previsti bonus di mobilità verde per cittadini che, residenti dei Comuni che superano i limiti di emissioni indicati dalla normativa europea sulla qualità dell’aria, rottamano veicoli inquinanti.
Circondiamoci quanto più possibile di piante e di verde, nelle nostre case, sui nostri balconi, nei nostri giardini e anche nelle città. Come avevamo già visto in uno dei primi articoli della nostra rubrica sul verde urbano, le piante migliorano la qualità dell’aria assorbendo l’anidride carbonica (CO2), restituendo ossigeno e filtrando le polveri sottili. Sfruttiamo il momento storico che ci costringe a passare più tempo che mai in casa per aggiungere un tocco di verde alle nostre stanze. Infine ricordiamo sempre di parlare delle nostre eco-scelte e dello stile di vita che abbiamo deciso di adottare. Stimolare il prossimo a fare il primo passo ed essere di buon esempio per qualcuno è fondamentale per innescare una catena di comportamenti virtuosi in chi ci circonda, e dunque impegniamoci a diventare alfieri del cambiamento. Un mondo meno inquinato è possibile, renderlo realtà dipende da noi.