La contaminazione radioattiva delle acque di fronte alla centrale di Fukushima dovrebbe rimanere un fenomeno locale, anche se la persistenza delle sostanze pericolose dipenderà soprattutto da cosa e quanto uscirà dalla centrale nei prossimi giorni. Lo afferma Simon Boxall, dell’Università di Southampton, in un’intervista con Discovery Channel.
Fino a questo momento, spiega Boxall, la contaminazione maggiore è dovuta a iodio, che ha un tempo di emivita di soli otto giorni e che quindi dovrebbe “sparire” in breve tempo. “Il problema è se il mare sarà contaminato da altri elementi come cesio e plutonio – aggiunge – perché questi elementi hanno un’emivita molto più lunga, nell’ordine dei trent’anni il primo e delle migliaia il secondo, e possono fissarsi nei sedimenti del mare, che impediscono la diluizione. In questo caso la zona dovrebbe essere interdetta alla pesca per diversi anni”. In ogni caso, data la vastità dell’oceano Pacifico le sostanze radioattive dovrebbero venire diluite a quantità non pericolose in breve tempo. Secondo i calcoli della Woods hole oceanographic institution in Massachusetts, il Pacifico è il mare meno radioattivo, con una presenza di 1,6 Bequerel per metro cubo, dovuta soprattutto ai test atomici. I più inquinati sono il mar Baltico, raggiunto dalle radiazioni di Chernobyl, che ne ha 125, e il mare d’Irlanda, contaminato dal sito nucleare britannico di Sellafield, che ne ha 55. Tutti valori molto inferiori al massimo consentito per l’acqua potabile, che è di 3.700.
“Il Giappone dica la verità sul plutonio” – “La notizia del ritrovamento di plutonio rilasciato dalla centrale di Fukushima è agghiacciante. Il plutonio è una sostanza tossica oltre che radioattiva che, se inalata o ingerita, può danneggiare gravemente gli organi interni, in particolare lo scheletro, i polmoni e il fegato”. Lo denuncia Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace. Ciò rende ancora più urgente l’immediata evacuazione dei cittadini giapponesi dalle aree circostanti la centrale.
“Il Governo del Giappone ha accusato Greenpeace di fornire dati non accurati sulla contaminazione delle aree attorno a Fukushima, ma purtroppo – continua Onufrio – i nostri dati (da 7 a 10 microsivert/ora a 40 chilometri dalla centrale, inaccettabili per la popolazione locale, ndr) confermano quelli della Prefettura di Fukushima”.
Bologna (Aiic) “Incomprensibile la retromarcia di Veronesi” – La “retromarcia” compiuta sul nucleare dal professor Umberto Veronesi, responsabile della neonata Agenzia per la sicurezza nucleare, dopo il rilevante incidente giapponese, non è piaciuta a Sandro Bologna, ricercatore e presidente dell’Aiic, l’associazione che riunisce gli esperti italiani in infrastrutture critiche. Bologna, in particolare, critica le alternative – quarta generazione nucleare – proposte dal noto oncologo.
(Fonte e-gazzette.it)