Acqua: 65 miliardi di euro di interventi per contrastare inquinamento e sprechi

Garantire il diritto all’acqua, lottare contro gli sprechi e l’inquinamento, sviluppare le infrastrutture attraverso una regolazione  innovativa, attenta alla qualità del servizio e alla tutela sociale. Sono questi i principali  orientamenti dell’azione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas nel nuovo settore dei servizi idrici dopo l’attribuzione delle funzioni di  regolazione e di controllo con il decreto legge 201/11 ‘Salva Italia’.

Un settore, quello dell’acqua, penalizzato da criticità evidenti: perdite di rete di oltre il 30%, le più elevate d’Europa; il 15% della popolazione privo di sistema fognario,  depuratori insufficienti o addirittura inesistenti per un italiano su tre e  discontinuità nell’erogazione soprattutto nel Mezzogiorno. Tutto ciò con ripercussioni su ambiente e salute, senza contare i danni per l’agricoltura e il turismo il rischio di sanzioni europee.

Per affrontare e superare queste criticità, secondo i dati dei Piani di Ambito già approvati, sono indispensabili oltre 65 miliardi di euro di interventi per i prossimi 30 anni.

E’ quanto emerso in occasione della Conferenza Nazionale sulla regolazione dei servizi idrici organizzata dall’Autorità a Milano con oltre 400 partecipanti fra esponenti delle istituzioni, presidenti di province e Regioni, Sindaci,  rappresentanti delle Autorità di ambito, associazioni ambientaliste, sindacali, di consumatori, operatori, istituti di Ricerca e università.

La situazione in Italia

Nel complesso, la situazione del sistema idrico in Italia è piuttosto peculiare: da un lato il nostro Paese è ricco di risorse idriche, sia superficiali che sotterranee. Inoltre,  dal punto di vista della domanda, si registra un consumo di acqua particolarmente elevato, superiore a quello dei principali Paesi europei, pari a circa 44 miliardi di metri cubi/anno, pari a circa l’88% della disponibilità effettiva. Per effetto dei cambiamenti climatici in atto questa situazione è destinata ad aggravarsi, in particolare nelle regioni del Sud.

Un’altra caratteristica del sistema idrico nazionale è che in Italia il costo dell’acqua è, in media, fra i più bassi d’Europa, al di sotto di Spagna,  Francia, Grecia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Ungheria. Secondo le stime, un metro cubo di acqua nel nostro Paese ha un costo medio di poco più di un euro, un valore più alto solo della Romania e molto più contenuto rispetto agli oltre 4 euro per metro cubo dei cittadini del Regno Unito, degli oltre tre euro di Francia, Grecia, Svizzera e Finlandia.

I livelli di perdite legati alle problematiche delle infrastrutture, sono invece fra i più elevati d’Europa: oltre il 30% dell’acqua immessa in rete e non fatturata risulta disperso rispetto al 22% della Spagna, del 19% della Gran Bretagna, del 10% della Danimarca e del 7% della Germania.

Altre complessità riguardano la stratificazione normativa che si è determinata nel tempo,  la presenza di diversi metodi tariffari e  l’elevato numero di soggetti coinvolti:  Autorità d’ambito,  enti locali e circa  3000 operatori dei quali non esiste una completa anagrafica a livello nazionale.

Fra le problematiche aperte, c’è poi il rischio di rilevanti multe europee per le  procedure di infrazione aperte nei confronti del nostro Paese per violazione della Direttiva 91/271 sulla protezione dell’ambiente dagli scarichi di reflui urbani, che, a oltre 20 anni di distanza, risulta ancora in parte disapplicata.

L’Autorità nel settore dei servizi idrici

In questo scenario articolato e complesso si inserisce l’azione dell’Autorità alla quale il decreto legge 201/11, ha attribuito le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici in precedenza affidate all’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua.

L’Autorità sta lavorando ad un nuovo sistema tariffario che, oltre a tenere conto della normativa risultante dagli esiti del referendum del giugno 2011, rispetterà una serie di principi fra i quali:

  • garantire che gli utenti non sostengano oneri impropri;
  • assicurare meccanismi di salvaguardia per le utenze economicamente disagiate;
  • collegare le tariffe con la qualità del servizio in modo da evitare che i gestori realizzino margini, peggiorando il servizio fornito;
  • riconoscere il costo del servizio sulla base di valori efficienti;
  • riconoscere il costo dei soli investimenti effettivamente realizzati;
  • promuovere la tempestiva entrata in esercizio delle infrastrutture;

La nuova tariffa sarà delineata per garantire un’ampia serie di funzioni: la sostenibilità economica della fornitura agli utenti domestici, la copertura integrale dei costi di esercizio e di investimento, la sostenibilità ambientale dell’uso della risorsa attraverso l’applicazione del principio “chi inquina paga”, il rispetto dell’esito referendario e meccanismi per favorire gli investimenti nel settore, in un quadro generale di sostenibilità complessiva per gli operatori che erogano il servizio.

Il nuovo sistema tariffario, inoltre, sarà strettamente collegato alla qualità del servizio  tecnico (p. es numero di interventi per riparare le perdite di rete o i guasti, i tempi di esecuzione degli allacciamenti etc.) commerciale (frequenza di lettura dei contatori, tempi di risposta ai reclami o per i preventivi) e  parametri ambientali. Infine,  per poter avere un’adeguata disponibilità di risorse per gli investimenti,  è auspicabile che vengano sviluppati e resi operativi strumenti integrativi a quelli tariffari quali, ad esempio, la costituzione di fondi rotativi destinati agli investimenti nel settore idrico, i water bond o altre soluzioni.

Obiettivo del nuovo sistema tariffario, quindi, è di garantire equità e trasparenza, gli investimenti necessari, un servizio efficiente e di qualità, e la tutela dei clienti finali, anche salvaguardando  le utenze economicamente disagiate per le quali sarà introdotta un’apposita tariffa sociale.

 

redazione grey-panthers:
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