E’ stata riscoperta in Cina e tornerà sul mercato, dopo esser stata uno dei simboli dell’Italia autarchica degli anni ’30, una fibra tessile ottenuta dal latte da cui si ricava un tessuto molto simile alla lana. L’iniziativa è di Wool Group, azienda con sede a Signa (Firenze) che dalla prossima estate lancerà una linea di maglieria interamente realizzata con filati ottenuti dal latte al 100%, e pertanto denominata ‘Milky wear’. Negli anni ’30 questo tipo di filato era tra i simboli dell’Italia impegnata nell’autarchia: la scoperta risale al 1935, quando l’italiano Ferretti ricavò una fibra dalla caseina, la proteina del latte. Venne chiamata Lanital e fu commercializzata fra il 1937 e la fine della guerra, in piena epoca di sanzioni economiche dopo la guerra d’Etiopia. Il regime fascista dette grande risonanza al prodotto con un’opera di propaganda sull’autosufficienza dell’Italia. Oggi lo stesso tipo di fibra viene prodotta in Cina, e per questo motivo si è pensato di riproporlacon un concetto nuovo esaltando gli aspetti ecologici, la comodità, la freschezza.
Per produrre questa fibra innovativa il latte viene prima disidratato, scremato e poi, estratta la proteina, fluidificato fino ad ottenere il filato stesso. È anche una fibra salutare per la pelle poiché ha una maggiore capacità di assorbire l’umidità rispetto alle fibre sintetiche oltre al fatto che rispetto alla lana è un isolante anche migliore.
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Ricordo anziani che me ne parlavano. Sono convinto che sia più salubre di tante fibre derivate dal petrolio; spero che la prouzione di questa fibra sia compensata da un calo di richiesta del latte vaccino da bere: berlo specialmente oltre un anno di età non è salubre, e resta il problema dello sfruttamento oppressivo dei bovini.