Le grandi città sono in crescita in tutto il mondo. Facendo riferimento a un rapporto del 2018 (“Rapporto della European Investment Bank”, disponibile qui), si scopre che le città occupano circa l’1% della terra emersa, e ospitano circa il 55% della popolazione (circa il 75% in Europa). Ma anche più di un secolo fa esistevano città molto grandi: nel 1910, Londra aveva quasi 7 milioni di abitanti. Nel 1800 i londinesi erano circa 2 milioni, ma il loro numero era cresciuto velocemente durante il secolo, perché in città era relativamente facile trovare lavoro, mentre in campagna alcuni episodi di siccità e malattie delle piante avevano provocato carestia e fame. Naturalmente le condizioni di lavoro erano quelle descritte da Dickens nei suoi romanzi, ma all’epoca non si guardava molto per il sottile, anche perché spesso l’alternativa era morire di fame. Londra era anche il centro del mondo civilizzato, centro del commercio e della finanza.
A quel tempo, la maggior parte dei lavori veniva svolta manualmente con l’aiuto dei cavalli da lavoro, che trasportavano persone e merci.
Alla fine del secolo, a Londra c’era una popolazione di circa 100.000 cavalli, i cui escrementi si accumulavano nelle strade. Inoltre la vita media di un cavallo da lavoro era di circa 3 anni e spesso la morte avveniva in strada. Le carcasse restavano in strada finché non era possibile farle a pezzi per portarle via. Questo non avveniva soltanto a Londra ma in tutte le grandi città, come per esempio New York e Sidney. La situazione igienica era preoccupante, dato che il letame attirava le mosche, che diffondevano febbre tifoide e altre malattie.
Il letame poteva essere venduto come fertilizzante ai contadini; ma a questo fine andava comunque rimosso e trasportato, ancora per mezzo di cavalli; per di più, essendo aumentata la produzione in modo eccessivo, i proprietari di cavalli nelle città si trovarono a dover pagare per farlo rimuovere. La preoccupante situazione del letame nelle strade fu discussa nel 1898 alla prima conferenza internazionale di pianificazione urbana a New York, ma non si riuscì a trovare una soluzione. Pare che sul New York time sia uscito un articolo che dipingeva la situazione futura in modo apocalittico; ma in rete non si trova traccia di questo documento originale (stranamente, citato da molti commentatori).
Nel frattempo però, una grande rivoluzione tecnologica stava avvenendo: si stavano perfezionando i motori elettrici per il trasporto pubblico (per i treni e i tram) e i motori a combustione interna, al punto che le automobili avevano iniziato a diventare economiche e accessibili su larga scala.
Già dopo il 1910 era diventato più economico possedere un veicolo a motore che una carrozza trainata da cavalli. In poco più di un decennio il numero di auto vendute negli Stati Uniti è passato da 4.192 nel 1900, a 356.000 nel 1912. Nel 1912, nelle città di tutto il mondo, gran parte dei cavalli erano stati sostituiti e i veicoli a motore erano la principale fonte di trasporto. Nel 1917 a New York è stato messo fuori servizio l’ultimo tram cavalli. Questo passaggio dalle carrozze alle automobili a motore ha molti aspetti interessanti anche per noi. Il racconto viene commentato diversamente da diverse fonti, che lo utilizzano per confermare le loro posizioni più o meno ideologiche. Per esempio, alcuni mettono in evidenza che l’automobile a combustione interna ha migliorato l’atmosfera e l’igiene nelle città; alcuni poi sostengono che le soluzioni problemi che sembrano insormontabili (come per esempio il problema del letame) possono venire fuori in poco tempo e in modo inaspettato. In alcuni siti, ho letto invece che in realtà il letame non era un problema, la notizia sarebbe una sorta di fake news della fine dell’800.
Le innovazioni tecnologiche possono effettivamente risolvere grandi problemi, e a volte anche rapidamente. Ma non avvengono mai per caso: la scienza e la tecnologia richiedono buone idee di partenza, e molto tempo e lavoro. Ovviamente i tempi devono essere “maturi” per l’applicazione delle nuove invenzioni, come ci spiegava il mio professore di storia nei lontani anni ‘60 del 900. Oggi siamo di fronte alla necessità di sostituire la auto a combustibili fossili ma, almeno secondo me, non sarà un passaggio facile né veloce. Le innovazioni tecnologiche a disposizione per sostituire i combustibili fossili non sembrano ancora sufficientemente economiche ed efficaci; per di più, passa l’idea che siano un mezzo per mantenere lo stesso stile di vita. Occorre cercare una vera alternativa. In un mondo con più di 7 miliardi di abitanti, non è sostenibile che ognuno abbia una automobile sotto casa sempre a disposizione, come una volta non era possibile che ognuno possedesse un cavallo e una carrozza.