L’Italia rischia di dover rispondere davanti alla Corte di giustizia Ue della mancanza di sistemi per un adeguato trattamento delle acque reflue in ben 817 comuni. La Commissione europea ha inviato a Roma un parere motivato – ultimo passo della procedura d’infrazione prima del deferimento alla Corte – in cui chiede all’Italia di adottare al più presto adeguate misure per porre rimedio a questa situazione. Altrimenti – avverte Bruxelles – a pronunciarsi sulla vicenda sarà la Corte.
Coinvolto il Centro-Sud
Tra gli agglomerati urbani al centro dell’azione avviata dalla Commissione Ue figurano Roma, Firenze, Napoli e Bari. “Alcuni – si legge nella nota diffusa da Bruxelles – non rispettano inoltre l’obbligo di applicare un trattamento più rigoroso agli scarichi in aree sensibili. Sono interessati una ventina di enti locali tra regioni e province autonome. La procedura contro l’Italia si basa sulla normativa Ue che obbliga le città a raccogliere e a trattare le acque reflue urbane in quanto le acque non trattate rappresentano un rischio per la salute dell’uomo e inquinano i laghi, i fiumi, il suolo e le acque costiere e freatiche.
“Gli scambi di informazioni con l’Italia – sottolinea la Commissione nella sua nota – hanno confermato l’esistenza di violazioni sistematiche degli obblighi Ue. La Commissione ha pertanto emesso un parere motivato e, se non verranno adottate misure concrete per ovviare al più presto a tali carenze, potrebbe adire la Corte di giustizia dell’Unione europea”.
Italia (ras)sicura
La notizia dell’invio del parere motivato da parte della Commissione Europea all’Italia sulle carenze nel settore della depurazione delle acque arriva due soli giorni dopo gli Stati generali #acquepulite organizzate dalla Struttura di missione #italiasicura di Palazzo Chigi. “Il Governo in questo settore ha già assunto impegni concreti che la Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura, con il ministero dell’Ambiente sta realizzando con l’obiettivo di far uscire alla svelta le Regioni più in ritardo da condizioni inaccettabili, dare competitività ai territori, attrarre turismo e non disservizi e inquinamento, ridurre o azzerare le sanzioni europee”.
L’Italia, insomma, “è in grado di superare i gap infrastrutturali con un’accelerazione degli investimenti e un effetto positivo sui livelli occupazionali”: così Erasmo D’Angelis, coordinatore della Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche intervenendo a Torino a un meeting internazionale sul patrimonio idrico.