Le città italiane stanno subendo profonde trasformazioni a un ritmo sempre crescente. La percentuale della popolazione residente in città è significativamente cresciuta nell’ultimo secolo, da un 14% degli inizi del ‘900 al 54% del 2015. Queste cifre sono destinate ad aumentare, tanto che il numero dei cittadini è previsto raggiungere il 66% entro il 2050. Tutto ciò ha avuto un impatto significativamente negativo sull’ambiente, non solo nell’area urbana, ma anche nelle aree adiacenti. Per le nostre città sono auspicabili cambiamenti immediati, a partire dal sistema dei trasporti. I veicoli privati tradizionali generano danni ambientali, sociali ed economici ben noti, tra cui l’inquinamento atmosferico, le emissioni di gas serra, l’inquinamento acustico, il degrado delle aree urbane, il consumo del territorio e i costi negli spostamenti.
A poter rendere la mobilità più sostenibile sono in primo luogo le continue evoluzioni tecnologiche accompagnate dai comportamenti dei cittadini, sempre più influenzati dalla digitalizzazione. È proprio la familiarità con la tecnologia che permette alla Pubblica Amministrazione (PA) di sfruttarla in strategie e pianificazioni urbane alla base di una mobilità sempre più sostenibile. L’obiettivo comune è quello di cambiare le abitudini nelle modalità di spostamento al fine di diminuire il dannoso impatto dei veicoli privati a benzina o diesel.
Di mobilità sostenibile si è parlato al Forum PA – Innovazione nella Pubblica Amministrazione a Roma, lo scorso martedì 14 maggio. Sono intervenuti Rete Ferroviaria Italiana (RFI), EnelX e Sharing mobility. Tutti gli attori coinvolti hanno concordato sulla necessità di agire insieme, coordinati dalla PA, principalmente attraverso lo strumento dei PUMS, Piani Urbani di Mobilità Sostenibile. Bisogna partire sempre dalle necessità del singolo centro urbano, che non devono essere mai perse di vista. Ogni luogo ha infatti bisogno di interventi differenti in quanto la mobilità dei cittadini varia. Gli interventi devono essere principalmente finalizzati alla riduzione della presenza di vetture private così da favorire sistemi di mobilità alternativi: la sharing mobility, un trasporto pubblico efficiente, percorsi pedonali e piste ciclabili.
RFI ha sottolineato come le stazioni ferroviarie e gli aereoporti potrebbero rappresentare il fulcro di questa nuova rivoluzione. Infatti, con un transito annuale di 600 milioni di utenti, esse rappresentano l’epicentro dei centri urbani. Davanti a esse potrebbero essere continuamente garantiti parcheggi per i servizi di sharing mobility o colonnine di ricarica per veicoli elettrici, a beneficio del cittadino e delle aziende private erogatrici di tali servizi. Per i viaggi lunghi e per i pendolari quella del treno rimane la scelta più rapida, meno stressante (quanto è bello non rimanere incastrati nel traffico!) e, come ci ricorda il retro di ogni biglietto del treno, meno inquinante.
A pensarci bene è solo nel corso della seconda metà dell’ultimo secolo che la mobilità da pubblica (treni, corriere, tram, carrozze e taxi) è divenuta prevalentemente privata. La diffusione degli smartphone sta però comportando un cambio di paradigma, sbloccando nuovamente un sistema di mobilità condivisa. Con pochi click e una connessione internet è possibile prenotare un veicolo per muoversi all’interno della propria città, sia autonomamente che con un autista, aggregarsi ad altri viaggiatori nella percorrenza di tratte comuni in car pooling (una sorta di moderno autostop) o acquistare rapidamente un biglietto del trasporto pubblico locale (in alcuni Comuni anche via SMS).
Anche il trasporto privato potrebbe ridurre la negatività del proprio impatto ambientale: numerose case automobilistiche hanno ormai abbracciato la produzione di veicoli elettrici. Basti pensare alle famose Smart che nei nuovi modelli vengono prodotte solo in versione elettrica o alla stima di Bloomberg secondo cui entro il 2040 il 50% del parco auto europeo sarà alimentato ad elettricità. Enel è il maggior fornitore di colonnine per l’alimentazione di veicoli elettrici e ad oggi ha già installato 5700 punti di ricarica in tutta Italia ed il loro desiderio è di investire in modo tale che diventino sempre di più. La richiesta può venire dai singoli cittadini, così come da gestori di spazi privati in collaborazione con la PA locale.
Contrariamente al pessimismo che potrebbe sorgere osservando la realtà quotidiana della maggior parte dei centri urbani, un altro tipo di mobilità è possibile ma richiederà l’impegno congiunto di noi cittadini, enti privati e amministrazione pubblica. La posta in gioco è troppo alta per non agire in prima persona, collaborando gli uni con gli altri e stimolandoci vicendevolmente al fine di migliorare la qualità dei trasporti nelle nostre città.