Pubblico delle grandi occasioni al Vinitaly, l’importante manifestazione internazionale del settore vitivinicolo con più di 4.200 espositori provenienti da tutto il mondo, che ha chiuso i battenti a Verona.
Nel giorno dedicato agli operatori del settore numerosi i professionisti accorsi ad ascoltare il Commissario europeo all’agricoltura e sviluppo rurale Dacian Ciolos.
L’occasione è la conferenza stampa organizzata da Cogeca, la rappresentanza delle 38.000 cooperative agricole europee, presieduta dal Cav. Bruni.
Si è parlato di liberalizzazioni dei diritti d’impianto, che dovrebbe entrare in vigore nel 2015 nell’ambito della riforma dell’Organizzazione del mercato comune del vino: secondo un approccio liberistico dovrebbe permettere ai produttori più competitivi di aumentare la loro produzione. Norma molto contestata a livello europeo dai più grandi Paesi produttori di vino: Italia e Francia in testa. Attualmente sono 14 i Paesi contrari a questa liberalizzazione: Italia, Francia, Germania, Spagna, Romania, Grecia, Portogallo, Repubblica ceca, Ungheria, Austria, Slovacchia, Lussemburgo, Cipro e Slovenia.
Il Commissario Ciolos si dice pronto ridiscutere in modo pragmatico questa decisione e ricorda che è stata adottata nel 2007 dal Consiglio e quindi con un’ampia maggioranza degli Stati membri. Per questo è stato creato un gruppo ad alto livello dal Commissario all’agricoltura.
Il Commissario ha affrontato anche la questione della promozione dei prodotti agricoli di qualità compresi il vino affermando che la l’Unione europea ha individuato la possibilità di stanziare risorse ad hoc.
Apprezzamenti sono stati espressi dagli operatori del settore su queste aperture. E’ in gioco, dicono, il futuro, del valore aggiunto delle denominazioni vitivinicole legate al territorio.
La Politica agricola comune, pur tra qualche contestazione e qualche difficoltà, ha permesso in questi anni di tutelare le produzioni europee, evitando lo spopolamento delle campagne e consentendo ai paesi europei di mantenere l’autosufficienza alimentare. L’agricoltura europea, senza gli interventi comunitari, sarebbe con ogni probabilità stata spazzata via dai paesi extraeuropei a basso costo del lavoro, rendendo l’Europa dipendente dalle produzioni di paesi terzi.
Fabrizio Spada
Rappresentanza a Milano