L’idroponica è la coltivazione delle piante fuori dal suolo: non si usa il terreno, ma l’acqua, evitando l’uso di pesticidi e fertilizzanti
La raccolta dell’acqua piovana è una risorsa naturale per l’agricoltura: dopo aver realizzato un piccolo impianto per la sua raccolta, si potrebbe pensare di utilizzare l’acqua raccolta in una vasca, per una coltivazione idroponica. L’idroponica è la coltivazione delle piante fuori dal suolo: per questo tipo di coltivazione non si usa il terreno, ma acqua, nella quale vengono sciolte le sostanze nutritive adatte per far crescere le piante velocemente e in salute. Il risparmio idrico è uno dei maggiori vantaggi delle colture idroponiche, perché si può creare un circuito chiuso per l’acqua; l sistema a ciclo chiuso permette di ottenere anche una maggiore efficienza nell’uso dei fertilizzanti. Per la coltivazione idroponica si possono sfruttare anche acque saline, che non sarebbero adatte per le colture a terra. Un altro vantaggio, secondo quanto dicono gli esperti internazionali, è che si può fare a meno di utilizzare pesticidi, perché non essendoci il terreno ci sono ben pochi insetti e parassiti.
Ma le cose sono molto più complicate di così, perché anche se si utilizza meno acqua, l’impatto ambientale di questo metodo di coltivazione non è trascurabile.
Le caratteristiche della coltivazione idroponica
A seconda del tipo di pianta e delle sostanze nutritive che si utilizzano, si possono ottenere diverse caratteristiche. Per esempio pensiamo ai pomodori ramati olandesi che si trovano in vendita in tanti supermercati: sono tutti belli, delle stesse dimensioni e privi di macchie. Scegliendo opportunamente le sostanze nutritive e i cultivar si possono ottenere anche con l’idroponica tipi di pomodori con queste caratteristiche. Pomodori tutti belli e tutti uguali perché questo è ciò che richiede il mercato. In più, si prestano ad essere trasportati mantenendo il loro aspetto perfetto. Aggiungiamo che l’idroponica richiede energia – per mantenere l’atmosfera nelle serre – e produce una quantità abbastanza elevata di rifiuti. A questo “prezzo”, garantisce una ottima produttività e, secondo alcuni, richiede minore impiego di pesticidi. In conclusione possiamo dire che la coltivazione idroponica, pur avendo molti vantaggi, è anche ad alto contenuto tecnologico e richiede energia. Forse non corrisponde molto alla mentalità di chi sceglie di “disturbare” poco la terra e di seguire la eco-agricoltura.
Che cos’è la coltivazione acquaponica
Ma ripensando ad esempio alla raccolta dell’acqua piovana di cui abbiamo già parlato, ci sono delle possibilità anche per le piccole aziende che vogliono lavorare all’aperto. Si può realizzare una vasca con acqua piovana e installare un sistema dove coltivare insalata e qualche altro tipo di piante semplici. Naturalmente è anche possibile utilizzare uno spazio di dimensione importante, ottenendo ottime rese. Una piccola vasca può essere realizzata anche su un balcone oppure in un angolo del giardino, e se ci accontentiamo della produzione che serve per l’autoconsumo, possiamo avere insalata fresca da aprile a ottobre.
Un sistema anche più interessante per una piccola fattoria è la coltivazione acquaponica, che accoppia l’allevamento di pesci con la coltivazione di piante. Per applicarla, si deve capire, tra l’altro, quali specie di pesci o crostacei sono adatte alle condizioni locali della zona in cui la si vuole realizzare, quali vegetali possono essere coltivati in questo modo, e come si può gestire l’impianto durante la stagione fredda. Resta interessante la possibilità di accoppiarla alla raccolta dell’acqua piovana, e quella di utilizzare gli scarti della fattoria, oppure l’allevamento di insetti, per autoprodurre il mangime per i pesci. Con questa tecnica si ottiene un ambiente simbiotico tra ortaggi e pesci (o crostacei). I prodotti di scarto, costituiti principalmente da ammoniaca, sarebbero potenzialmente dannosi sia per le piante che per i pesci stessi; vengono filtrati e trasformati nitrati e nitriti, sostanze azotate utili per alimentare le piante. L’acqua ripulita viene prima inviata nel sistema di coltivazione, poi di nuovo nelle vasche dei pesci. Alle vasche ritorna circa il 90% dell’acqua iniziale, il restante è quella che viene assorbita dalle piante e deve essere periodicamente integrata. Il consumo di acqua perciò è molto minore di quello dell’agricoltura tradizionale.
Resta un interrogativo importante: questi metodi sono effettivamente più sostenibili? La domanda è molto complessa. Sotto certi aspetti, ad esempio il consumo di acqua e di pesticidi, l’idroponica è più sostenibile dell’agricoltura tradizionale intensiva, ma comunque per avere livelli elevati di resa richiede forti investimenti in energia. In più, ci sono ancora parecchie criticità: uno tra tutti lo smaltimento dei substrati e dei materiali di plastica utilizzati. Si stanno studiano nuove soluzioni, come per esempio l’acquaponica. Non possiamo smettere di studiare e di provare.