Coltivare un orto vivendo in città è possibile. A studiare la possibilità è la start-up cooperativa sostenibile Orto 2.0. L’iniziativa nasce da un gruppo di sei studenti della facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata. “Il progetto – hanno spigato gli ideatori – si basa sulla necessità dei cittadini di riappropriarsi della semplicità e della bontà dei prodotti, che ogni giorno vengono proposti a tavola. L’analisi dei bisogni ha evidenziato come molti abitanti delle grandi città vorrebbero consumare prodotti di cui conoscono la provenienza e la filiera, ma che per mancanza di tempo e di informazioni immettono nella propria dieta quotidiana alimenti non controllati, non prestando attenzione alla propria salute e sacrificando la produttività delle campagne locali”. Il servizio di Orto 2.0 garantisce la coltivazione di orti urbani da parte di professionisti del settore e il “controllo” e ricezione dei prodotti coltivati da parte degli investitori/affittuari di questi terreni. L’offerta è quella di una piattaforma e applicazione online, che garantiscano ai cittadini che affittano gli orti urbani, la gestione in remoto del proprio appezzamento. Orto 2.0 ottimizza anche la catena di trasporto, inviando ai “clienti” i propri prodotti direttamente a casa a costi contenuti. Lo scopo è quello di recuperare la stagionalità nella dieta delle persone, creando un circolo virtuoso di coltivazione, recupero del rapporto con la terra e salute alimentare. L’applicazione offre anche un servizio di baratto dei prodotti coltivati, creando una community di coltivatori in remoto.
Dal punto di vista della funzionalità il cliente invece deve scaricare l’applicazione e di deve registrare. Una volta inoltrata la richiesta, viene contattato dai gestori per proseguire il processo di coltivazione. Dal momento della registrazione e definizione delle colture del proprio orto, si potrà osservare attraverso una webcam cosa avviene nel tuo terreno, si viene avvisati tramite notifiche sull’andamento delle coltivazioni e si potrà programmare la ricezione dei prodotti. I frutti degli orti potranno essere consegnati a domicilio oppure raccolti dal cliente in accordo con gli agricoltori che se ne occupano.
Anche a Milano esiste un servizio simile, nato anche in questo caso dalle idee innovative di tre studenti universitari che hanno fondato una start-up per dotare ogni cittadino di un orto bio. “Perché prima di trasferirci a Milano per motivi di studio e lavoro, siamo cresciuti tra Marche e Abruzzo, a contatto con la natura, considerando come primo comandamento mangiare prodotti dell’orto. Una dimensione che non volevamo perdere”, raccontano i creatori di YouFarmers, una piattaforma di co-farming all’italiana. Appoggiandosi alle aziende agricole d’eccellenza (che in Italia non mancano) dove si può coltivare biologico e biodinamico, aiutati da una serie di strumenti avanzati per ottimizzare il raccolto. Si potrà scegliere se andare almeno un paio di volte a settimana a curarlo di persona o se (pagando di più) farsi mandare solo il raccolto. A febbraio gli orti saranno prenotabili, in tempo per la prima semina, che avverrà a marzo. Grazie a un’applicazione sul proprio telefono, il consumatore potrà monitorare le coltivazioni. Verrà avvisato ogni volta che il raccolto di melanzane piuttosto che di pomodori sarà pronto e pure redarguito se dimostrerà di non prendersi cura abbastanza del terreno. Si comincia con 17 tipi di verdure diverse per ogni stagione, più angurie e meloni. Ai frutteti si penserà più avanti, dato che sono più impegnativi da un punto di vista climatico.
Si pagherà un canone mensile e da subito verranno coinvolte alcune associazioni del terzo settore: “Daremo qualche orto in omaggio e soprattutto la possibilità di venire a raccogliere i prodotti quando il proprietario magari sarà in vacanza. La verdura di qualità non deve essere considerata un privilegio di pochi”, spiegano. Una volta che avrà preso forma, il sogno è che gli YouFarmers diventino come una grande famiglia che condivide oltre all’orto gli stessi valori. Un po’ come succede a New York. Era la fine degli anni ’70 quando un paio di amici crearono Park Slope Food Coop con l’unica buona intenzione di mangiare meglio. Oggi sono quasi 10mila i soci che si ritrovano a zappare prima di portarsi a casa la spesa.