Come si pongono gli italiani verso le preoccupazioni ambientali, quali comportamenti stanno adottando per la sostenibilità, con quali impatti sui consumi?
Ecco, in sintesi, i risultati più significativi di una recentissima ricerca GfK Eurisko(* nota metodologica), per Assocomunicazioni-Upa:
- Il tema ambientale preoccupa gli italiani in maniera significativa, quasi allo stesso livello delle paure per la disoccupazione e per la crisi economica (90%).
- Le più preoccupate sono le persone tra i 30 e i 50 anni, in particolare le donne (le mamme) e quelle più attrezzate per informazione e cultura. I più tiepidi sono i giovani.
- Preoccupano di più le evidenze che si possono verificare sulla propria pelle nella vita quotidiana: i cambiamenti climatici, l’inquinamento dell’aria, delle acque e della terra, il tormentone della raccolta e smaltimento rifiuti.
- Le più forti attese: ridurre i consumi inutili, riuscire a soddisfare i bisogni delle nostre generazioni senza compromettere quelli delle future, più tecnologia che consenta di sprecare meno energia.
- Gli italiani ritengono che il nostro sia un Paese poco sensibile ai temi ambientali, in cui si fa troppo poco per aiutare i cittadini nei comportamenti virtuosi di sostenibilità (74%).
- Gli italiani stanno comunque convincendosi che gli stili di vita sostenibili sono fondamentali per evitare danni alla salute delle persone (81%); rispetto al passato stanno diventando più attenti (77%) e più sensibili alle notizie ambientalistiche (76%), tanto da essere disposti a spendere qualcosa in più per i prodotti a basso impatto ambientale (65%).
- La consapevolezza che si dovrebbe fare di più è diffusa, ma mancano le informazioni e anche le risorse (47%); per questo ci si sente un po’ in colpa (45%), ma si ritiene che a livello mondiale si stiano prendendo decisioni importanti che aiuteranno la sostenibilità (44%).
- Si coglie la convinzione che l’attenzione verso le tematiche ambientali sia in crescita e che sia compito dell’educazione e della formazione scolastica (93%) e di una corretta informazione (90%) fare si che questa attenzione sia sempre più diffusa.
- L’energia (93%), il ciclo dei rifiuti (81%), i prodotti alimentari (78%) sono i settori dove occorre investire di più per aiutare il pianeta.
- Quali comportamenti mettono in atto i singoli cittadini consumatori per favorire la sostenibilità ambientale? Si tratta nella maggior parte dei casi di microatti originati dalla saggezza del buon padre e della buona madre di famiglia: spegnere le luci quando non servono (90%); abbassare il riscaldamento e l’aria condizionata (90%); rispettare la raccolta differenziata dei rifiuti (85%); usare lampadine a basso consumo energetico (90%); consumare prodotti di stagione (92%).
- Quali sono i settori che secondo i cittadini-consumatori possono avere un ruolo di primo piano per favorire – con il loro impegno – la sostenibilità ambientale? Aziende di elettrodomestici (37%); realtà dedicate alla raccolta e smaltimento rifiuti (27%); grande distribuzione (24%); detersivi (23%); alimentari (23%).
- Quando si pensa alle aree decisive per la sostenibilità ambientale il primo pensiero sono le grandi realtà urbane, con il loro sistema di traffico-viabilità, il ciclo dei rifiuti, l’edilizia e i trasporti pubblici e poi le case automobilistiche, i produttori di detersivi, chi produce e distribuisce energia.
- Le energie “pulite” raccolgono ampio consenso (solare 94%; eolica 84%).
- Nei confronti delle aziende che esprimono sensibilità ambientale c’è fiducia ma non piena (47%).
- Le iniziative delle imprese in campo ambientale suscitano comunque un interesse elevato (70%), ribadendo l’orientamento green degli italiani che, con questa ricerca, viene certificato quale valore condiviso dalla popolazione in logiche mainstream.
Alcune considerazioni, in sintesi
- L’Italia, Paese giudicato arretrato dal punto di vista delle politiche ambientali, si trova di fronte ad un pubblico di cittadini consumatori che chiede di saperne di più, di essere più informato.
- Gli italiani mostrano comportamenti più oculati (se non più rispettosi dell’ambiente) e cominciano a sentirsi in dovere di partecipare con le proprie azioni, per quanto piccole, a un movimento per la salvaguardia del pianeta.
- Il ciclo del fast moving consumer (produzione-distribuzione-consumi-rifiuti) è già a tema; gli utenti finali si stanno lentamente rendendo conto di ciò che è opportuno fare per “disturbare” meno l’equilibrio ambientale.
- Ciò che soprattutto latita è, secondo il pubblico, l’impegno delle istituzioni che possono determinare con le loro scelte la qualità dell’ambiente in cui viviamo: dell’aria che respiriamo e delle acque e quindi della vita e salute di tutti.
- La richiesta, non tanto implicita, è che si verifichi una svolta partendo proprio da quelle grandi istituzioni che sono dedicate a svolgere servizi davvero pubblici.
- Le imprese attive in campo ambientale sono benviste, e anche (poco) premium price, ma devono esplicitare di più i loro intenti, il “grande” progetto ambientalista che sta alla base della nuova sensibilità ecologica. Un progetto che deve essere in grado di intercettare i bisogni di un utente-consumatore che si rende sempre più conto di non poter vivere fingendo che gli allarmi legati alla salute del pianeta siano falsi o esagerati.
- Anche i giovani, pur distanti, chiedono un’informazione più credibile e trasparente su ciò che il mondo della produzione sta facendo per essere più sostenibile.
- Questa ricerca indica in maniera indubitabile l’importanza dei think tank aziendali dedicati all’ambiente e ai modi più opportuni di comunicare il proprio impegno per coinvolgere e formare il pubblico: sia nel ciclo del fast moving (in cui il consumatore finale ha già opzioni di scelta, ma non sufficientemente informate) sia nei beni e servizi che costituiscono il frame fondamentale alla base dei microatti green quotidiani dei consumatori (le città, i territori, la qualità dell’aria, dell’acqua e della terra sulla quale crescono i nostri prodotti).
* Nota metodologica
La ricerca condotta da GfK Eurisko ha previsto una fase esplorativo-qualitativa seguita da un’indagine estensiva-rappresentativa. Fase esplorativa-qualitativa: 15 gruppi, a Milano – Roma – Salerno – Catania, su giovani, singles, donne e uomini in età centrale, maturi non oltre i 64 anni. Seconda fase, indagine estensiva, rappresentativa della popolazione italiana tra i 18 e i 64 anni: 1.000 casi attraverso l’innovativo Pc Interattivo denominato Dialogatore (© GfK Eurisko).Fieldwork: Giugno – Ottobre 2009