Aziende, governi e Ong hanno firmata la dichiarazione di New York sulle Foreste, impegnandosi a rallentare, arrestare e invertire la perdita delle foreste a livello globale. All’incontro hanno parlato, tra gli altri, il segretario dell’Onu Ban Ki-Moon, il nobel Al Gore, il premier Matteo Renzi, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti
Un impegno di portata internazionale e multi-settoriale per la salvaguardia delle foreste nel mondo e per dare un contributo alla risoluzione del problema del mutamento climatico. È la Dichiarazione di New York sulle Foreste, firmata da aziende, governi e Ong in occasione del Vertice sul Clima 2014 delle Nazioni Unite. Tutti i firmatari della Dichiarazione si sono impegnati a rallentare, arrestare e invertire la perdita delle foreste a livello globale e, allo stesso tempo, a contribuire alla crescita economica, alla riduzione della povertà, al mantenimento del principio di legalità, alla sicurezza alimentare, alla resilienza del clima e alla conservazione della biodiversità.
“Chiedo a tutti i governi di impegnarsi per un accordo universale sul clima a Parigi nel 2015 e di fare la loro parte per limitare l’aumento della temperatura globale a meno di 2 gradi centigradi”: è questo l’appello lanciato dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel corso del summit sul cambiamento climatico al Palazzo di Vetro.
“Per farlo dobbiamo lavorare insieme per mobilitare finanziamenti”, ha aggiunto.
“La strada verso il cambiamento è chiara e porta a un accordo globale il prossimo anno a Parigi. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la volontà politica, ma la volontà politica è una risorsa rinnovabile”. Così il premio Nobel per la pace e ex vice presidente degli Stati Uniti, Al Gore, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione del Vertice. “Il cambiamento climatico è una delle minacce del nostro tempo – ha detto il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso – ma è anche un’opportunità per reinventare le nostre economie”. “L’Ue dimostra che la tutela dell’ambiente e del clima possono e devono andare mano nella mano. Dal 1990 le emissioni di gas serra nell’Unione europea sono diminuiti del 19%, mentre il Pil è aumentato del 45%”.
“La scienza ce lo dice chiaramente: non c’è tempo da perdere. Dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra e limitare l’incremento di temperatura”. È questo, invece, l’impegno che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha preso nel suo intervento al summit. “Combattere i mutamenti climatici è anche una chiave per una nuova economia a misura d’uomo che contrasta la crisi economica. Possiamo darci obiettivi più ambiziosi. Dall’economia verde verranno milioni di nuovi green Jobs che abbiamo il dovere di costruire assieme”.
“Su cambiamenti clima serve un accordo politico mondiale. Percorso difficile, ma nessun risultato sarebbe crimine verso generazioni oggi e domani”. È quanto ha scritto su twitter il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, dagli Stati Uniti per il summit Onu sui cambiamenti climatici. A New York Galletti ha incontrato anche Robert Orr, consigliere politico per il clima del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon.
Il riscaldamento globale non è “una fiction” per Leonardo DiCaprio, anch’egli arrivato a New York per partecipare al vertice sul clima delle Nazioni Unite. Ai leader mondiali ha chiesto di smettere di trattare il problema del global warming come se fosse un’invenzione, un film.
“Sono ormai vent’anni che i Governi di tutto il mondo cincischiano, approfondendo le divergenze invece di perseguire insieme un obiettivo a salvaguardia di tutti, del Pianeta come lo conosciamo e delle stesse civiltà umane – dice Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – dalle piazze di tutto il mondo e di tutti i Paesi è venuto il chiaro segnale che i popoli sanno unirsi per vincere la sfida del clima: ora lo devono fare anche i leader politici”.
“L’intervento di Renzi a New York è stato un esercizio di retorica smentito dai fatti” commenta invece Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Il primo ministro ha richiamato i moniti della scienza a fare presto e menzionato i primati italiani quanto a produzione da fonti rinnovabili. Se vuol rispondere alla scienza trivellando sempre più il Mediterraneo e promuovere il nostro primato di energia pulita penalizzando le rinnovabili, addirittura retroattivamente, o non sa di cosa parla oppure ha interpretato il summit Onu come l’ennesima passerella. Appuntamenti come questo meriterebbero ben altra serietà”.
Al summit, alcuni grandi Paesi emettitori hanno comunque annunciato passi avanti nel contenimento delle emissioni di gas serra. Ma si poteva e doveva fare di più. In particolare, Greenpeace ritiene che la Cina debba anticipare radicalmente il picco delle sue emissioni di gas serra rispetto alla data indicata del 2025. Le decisioni annunciate da Obama – le agenzie federali americane assumeranno i cambiamenti climatici come fattore centrale nei programmi di sviluppo internazionali – vanno sostenute da una ben più sostanziale riduzione del ricorso alle fossili da parte degli Stati Uniti. I segnali provenienti dall’Unione europea sul sostegno economico al Green Climate Fund sono positivi, ma a Bruxelles si va verso un accordo sugli obiettivi di protezione del clima al 2030 modesto e non all’altezza della sfida.