La disfagia orofaringea è un malessere fastidioso, percepito come molto limitativo nel quotidiano, di cui soffrono occasionalmente o con frequenza il 13% della popolazione over65 anni. Varie le cause, e anche i rimedi possibili per prevenire o mitigarne gli effetti, come consigliano i medici dell’AIGO
Quando il cibo non va giù. Per disfagia si intende il passaggio difficoltoso di liquidi o solidi (si definisce “bolo” il cibo che è stato processato in bocca) dalla bocca attraverso l’orofaringe e lungo l’esofago fino allo stomaco. Di particolare rilievo e crescente importanza è la disfagia orofaringea, intesa come la difficoltà nel preparare il bolo nel cavo orale e nel suo trasferimento dalla bocca all’esofago.
Si tratta di una problematica in aumento, come sottolineato dai medici dell’AIGO, l’Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri, legata anche all’invecchiamento della popolazione con conseguente incremento della prevalenza di patologie neurologiche e vascolari. Si stima, infatti, che circa il 13% della popolazione generale dopo i 65 anni d’età soffra di disfagia orofaringea e nei pazienti istituzionalizzati questa percentuale cresce fino a oltre il 70%.
I sintomi possono essere subdoli e inizialmente poco evidenti: il bisogno di trattenere il bolo in bocca per molto tempo, evitare alcuni cibi o addirittura rifiutare il cibo, effettuare molte deglutizioni ripetute. Può esservi anche perdita di saliva o di cibo dalla bocca.
Le cause possono essere molteplici, le più frequenti sono gli accidenti cerebrovascolari, le patologie neurologiche e muscolari degenerative, le demenze, ma anche difficoltà nella masticazione. Molto spesso si tratta, quindi, di pazienti anziani, talora anche con problematiche cognitive, in cui il riconoscimento dei sintomi può essere inizialmente molto difficile.