Parigi o Bari
Di uguale c’è il soggetto e il titolo, La vita davanti a sé, e una superba prova d’attrice. Per il resto è tutto diverso. Anche perché tra i due film di cui stiamo parlando sono passati 43 anni. Cominciamo con il più remoto (dvd o youtube) ossia con La vita davanti a sé girato nel 1977 da Moshé Mizrahi e interpretato da Simone Signoret. Si parte dal soggetto di Roman Gary ambientato nel quartiere parigino di Belleville, multietnico e non proprio di lusso. Qui vive Madame Rosa, ex prostituta avanti con gli anni che accudisce i figli delle “colleghe” ancora su piazza (e su strada) in attesa che qualcuno li adotti. Particolarmente affezionato a M.me Rosa è Momo, un ragazzino che vorrebbe restare per sempre con l’anziana donna.
Il recentissimo remake (2020 disponibile su Netflix) dovuto alla regia di Carlo Ponti jr vede, invece, all’opera nei panni della protagonista Sofia Loren, ebrea reduce dai lager che vive nei bassi di Bari. E qui cominciano le differenze. Non solo perché il capoluogo pugliese non è Parigi (nonostante il famoso detto: se Parigi avesse lu mère…), ma poi perché il Momo del ‘77 è un algerino e ora è un senegalese. Allora i temi dibattuti nel film erano l’antisemitismo, il diritto di famiglia e l’assistenza pubblica dei malati mentre oggi ci sono di mezzo la criminalità organizzata e la “paranza dei bambini”, lo spaccio di droga e il problema dei migranti. D’altra parte in 43 anni la società europea è molto cambiata (in meglio? in peggio?) e riflettere su ciò che ci circonda non è mai sbagliato.
Moravia va di moda
Verrebbe da dire così rispetto a quanto si muove sulle piattaforme e nell’editoria multimediale. Cominciamo con Gli indifferenti (Sky, Chili, Tim Tv, infinity, #iorestoinsala e altro) per la regia di Leonardo Guerra Seràgnoli. «L’idea di un adattamento del romanzo – spiega il regista – è nata dal fatto che i temi trattati da Moravia ci sono sembrati particolarmente attuali. L’ambientazione contemporanea sottolinea come, nonostante i tanti anni passati e una società che è molto cambiata, la famiglia Ardengo, Leo Merumeci e Lisa, siano ancora qui tra noi. Partendo da questi presupposti, abbiamo cercato di vedere se la storia potesse avere un nuovo punto d’arrivo». Originariamente ambientato negli anni ‘20, il romanzo di Moravia narra la saga familiare di Mariagrazia Ardengo (Valeria Bruni Tedeschi) e dei suoi due figli, Michele (Vincenzo Crea) e Carla (Beatrice Grannò). Negli anni, Leo Merumeci (Edoardo Pesce), un manager tuttofare divenuto nel frattempo amante di Mariagrazia, le ha fatto dei prestiti, permettendole di continuare a fare la vita agiata di sempre. Michele, appena tornato da un viaggio all’estero, intuisce, anche grazie alla sua relazione con Lisa (Giovanna Mezzogiorno), un’amica di famiglia, che dietro l’apparente generosità di Leo, si cela lo scopo di ottenere l’unico bene che è rimasto alla famiglia: l’attico in cui vivono. Tocca a Carla – che riceve attenzioni morbose dallo stesso Leo – tentare di scuotere la famiglia dall’indifferenza in cui si è rinchiusa.
Sempre da un romanzo di Moravia (dvd in uscita il 9 dicembre) si può invece vedere Il conformista (1970) di un Bernardo Bertolucci non ancora ingrommato di sterile prosopopea storica (tipo Novecento o L’ultimo imperatore) né di pruriginosità da buco della serratura (tipo The dreamers). Film asciutto, sarcastico, feroce, attualissimo anche se ambientato nel ventennio fascista e con un Jean-Louis Trintignant in una memorabile interpretazione. Una bella festa di compleanno (11 dicembre) per l’attore francese arrivato a spegnere 90 candeline.
A completare il trittico si può infine recuperare in dvd Il disprezzo (1963) di Jean-Luc Godard (anche lui 90 anni, il 3 dicembre), pietra miliare della Nouvelle Vague. Film nel film, girato a Villa Malaparte di Capri, con Brigitte Bardot all’apice dello splendore e un già sornione Michel Piccoli. E con il grande regista Fritz Lang nel ruolo di se stesso, ossia del regista della pellicola in lavorazione. Una grandissima prova d’autore, un evergreen che non finisce mai di incantare e da vedere assolutamente in lingua originale sottotitolato. Anche perché le lingue originali sono inglese, francese e un po’ d’italiano. E Lang si destreggia bene con tutte e tre.
Autori “contro” e la Mafia
Non è certo da oggi che il regista Marco Tullio Giordana indaga con sguardo indipendente e severo misteri e misfatti della recente storia italiana. Dal terrorismo dell’ormai lontano esordio Maledetti vi amerò (1980) ai successivi I cento passi (2000 sulla Mafia), La meglio gioventù (2003 sul disagio giovanile), Romanzo di una strage (2012 su Piazza Fontana). Adesso Giordana torna a raccontarci una storia di Mafia con Lea (in esclusiva su Mymovies) interpretato da Vanessa Scalera. Il film è un omaggio alla figura di Lea Garofalo, testimone di giustizia assassinata dalla ‘Ndrangheta a soli 35 anni il 24 novembre 2009. Una storia di denuncia e impegno di una donna diventata modello di coraggio civile. Rapita e massacrata dall’ex compagno Carlo Cosco con la complicità di altri familiari. Denise, figlia di Lea e del suo omicida, ha avuto il coraggio di denunciare e testimoniare contro il padre, gli zii e i loro tre complici, ottenendo la loro condanna all’ergastolo. Oggi Denise vive nascosta con una identità segreta e in regime di protezione.
Altro regista da sempre “contro”, non per partito preso, ma per rigore morale, è Marco Bellocchio, per certi versi uno dei maestri che hanno aperto la strada a Giordana. Ebbene, sul tema della criminalità organizzata può essere utile un confronto fra Lea e Il traditore (2019) che racconta la parabola criminale e giudiziaria di Tommaso Buscetta, il primo e sinora più importante tra i pentiti di Mafia. Con uno straordinario Pierfrancesco Favino nel ruolo principale.