Sotto la lente: Certificati d’investimento per proteggere e guadagnare

Protezione del capitale e flusso cedolare si possono ottenere non solo investendo in obbligazioni, ma anche con i certificati d’investimento

Protezione del capitale e flusso cedolare, due temi che da sempre affascinano i risparmiatori italiani e che si possono ottenere non solo investendo in obbligazioni, ma anche con i certificati d’investimento. Spinti dalle banche e richiesti a gran voce dai risparmiatori, i collocamenti di questi strumenti bruciano record su record. Ma cosa sono e come funzionano?

I Certificati (certificates) sono strumenti derivati cartolarizzati emessi da banche d’investimento. Derivati e cartolarizzati sono due termini che sono spesso associati rischi elevati, speculazioni azzardate e crisi finanziarie, ma è fondamentale comprenderne il significato per valutare la loro idoneità a chi desidera rendimenti più attraenti. Essenzialmente, i Certificati d’investimento sono strumenti il cui rendimento dipende da un’attività finanziaria sottostante, come azioni, obbligazioni, commodity o valute. Il termine “cartolarizzazione” significa che tali contratti sono trasformati in titoli per poter essere negoziati sui mercati finanziari.

Certificati d’investimento, quattro tipologie diverse

I Certificati si suddividono in quattro categorie:

  • Capitale protetto
  • Condizionatamente protetto
  • Non protetto
  • A leva

I certificati a capitale protetto sono la categoria che nel 2023 ha rappresentato il 70% dei certificati collocati sul mercato primario. Questi garantiscono la tutela del capitale investito se sottoscritti in fase di collocamento e detenuti fino a scadenza. I nomi più diffusi sono equity protection e digital.

I certificati a capitale condizionatamente protetto offrono una garanzia parziale del capitale, condizionata al non raggiungimento di determinati livelli di barriera stabiliti all’emissione. I più diffusi sono i cash collect e gli airbag.

I certificati a capitale non protetto e i certificati a leva sono acquistabili sul mercato secondario e non sono adatti a tutti i risparmiatori, in particolare a quelli meno esperti, in quanto più rischiosi.

Due aspetti chiave nella scelta dei certificati d’investimento sono la protezione che, anche per quelli a capitale protetto, vale solo alla scadenza dello stesso e il rischio emittente. Valutare attentamente la banca emittente è cruciale. Altro aspetto importante è il prezzo di acquisto. In fase di collocamento questo prezzo è pari a 100, ma comprende i costi impliciti di emissione che di norma variano in funzione della durata, mentre sul secondario il prezzo può essere inferiore o superiore. Occorre inoltre prestare attenzione al fatto che, di norma, sono strumenti poco liquidi e potrebbe esserci un divario significativo tra il prezzo a cui riusciamo a vendere rispetto a quello a cui si compra. È quindi molto importante valutare attentamente la scadenza per comprendere se è adatta al proprio orizzonte temporale e, in caso contrario, lasciar perdere.

I vantaggi di investire in certificati

Pur apparendo come strumenti complessi, molti certificati hanno una struttura molto semplice e consentono diversi vantaggi: un buon rendimento, una protezione più o meno elevata del capitale investito e, in diversi casi, un flusso di incassi simile al flusso cedolare. L’offerta sul mercato è ormai così ampia che si può trovare lo strumento più adatto alle proprie esigenze.

Per chi cerca la protezione totale del capitale, il certificato può quindi essere una valida alternativa all’investimento in obbligazioni. Inoltre, uno degli aspetti che ne sta decretando l’enorme successo, è rappresentato dal vantaggio fiscale. I certificati consentono, infatti, di compensare le minusvalenze realizzate su altri investimenti pregressi. Chi ha in portafoglio delle minus, incassa il provento realizzato sul certificato al lordo e evita il successivo pagamento della tassazione ordinaria del 26%.

I Certificati d’investimento consentono, inoltre, di partecipare ai rendimenti offerti da mercati o titoli con un maggior grado di rischio, mantenendo una protezione del capitale investito e si adattano quindi anche a quei clienti che vorrebbero investire in azioni, ma hanno paura di subire perdite rilevanti. Per contro, il rendimento offerto, è spesso inferiore rispetto all’acquisto del titolo azionario diretto e si rinuncia anche all’eventuale dividendo pagato dallo stesso.

In conclusione, il mondo dei certificati è troppo vasto e interessante per essere ignorato. Possono rappresentare una valida alternativa al mondo obbligazionario e un modo per avvicinarsi ad investimenti più rischiosi mantenendo una protezione del capitale. Tuttavia, i certificati a leva richiedono attenzione in quanto possono esporre a potenziali perdite significative. Nel mondo degli investimenti le regole da rispettare sono poche e semplici: comprendere bene quello che viene proposto, valutare se adatto alle proprie esigenze e decidere l’eventuale inserimento in portafoglio per una percentuale coerente con le proprie disponibilità.

 

Filippo Montaina:
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