Il capitolo pensioni in Manovra 2023 viene ritoccato soltanto per quanto riguarda la rivalutazione degli assegni dal 2023, mentre sull’Opzione Donna resta tutto come previsto nel disegno di legge di Bilancio presentato dal Governo e depositato alla Camera. Dunque, dal 2023 diventa uno strumento per pochissime quello per la flessibilità in uscita che negli ultimi anni aveva accompagnato migliaia di lavoratrici verso la pensione anticipata, pur a fronte di un pesante taglio sull’importo dell’assegno.
Opzione Donna 2023 richiede come requisito quello di rientrare in una delle tre categorie di potenziali beneficiarie ammesse: caregiver familiari di conviventi disabili o non autosufficiente, invalide (inabili al lavoro) almeno al 74%, dipendenti o licenziate da aziende per le quali è stato aperto un tavolo di crisi.
Non solo: l’ulteriore paletto è la soglia (unificata per dipendenti e autonome) dei 60 anni di età per l’accesso alla pensione con 35 anni di contributi. Previsto uno sconto massimo di due anni con due o più figli, limitato ad un anno (pensione a 59 anni) con un solo figlio. Per gli esuberi aziendali è richiesto in tutti i casi un requisito anagrafico di 58 anni. L’ultima speranza resta la Riforma Pensioni, da definirsi nel corso dell’anno, dove potrebbe trovare posto una rimodulazione della formula, questa volta strutturale.