Come calcolare la pensione di inabilità per far crescere il montante contributivo e ottenere la maggiorazione spettante: guida, calcoli e benefici
Pensione di inabilità e invalidità: che differenza c’è
La pensione di inabilità è anche nota come pensione di invalidità civile (L.118/71), si tratta di una forma di assistenza economica erogata dall’INPS a soggetti con inabilità lavorativa totale e permanente, ovvero invalidi totali, che si trovino in uno stato di bisogno economico e con un reddito personale massimo di 17.920,00 euro annui per il 2023 (per invalidi totali, ciechi civili e sordomuti) e 5.391,88 euro per invalidi parziali e minori, e che abbiano residenza stabile in Italia. La pensione di invalidità rappresenta un supporto assistenziale per persone di età compresa tra 18 e 67 anni, affette da totale inabilità lavorativa o invalidità al 100%. Dopo i 67 anni la pensione di invalidità civile si trasforma in Assegno Sociale
Calcolo della pensione di inabilità
Esistono due modalità per determinare l’importo dell’assegno di invalidità: il calcolo misto, che prevede una quota calcolata con il sistema retributivo e una con il sistema contributivo, oppure, nel caso in cui il lavoratore abbia iniziato l’attività lavorativa dopo il 31 dicembre 1995, il calcolo avviene totalmente con il sistema contributivo.
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L’anzianità contributiva accumulata è un fattore determinante nell’assegnazione dell’importo della pensione. In generale, più a lungo si è versato il contributo previdenziale, maggiore sarà l’importo della pensione.
Maggiorazione contributiva
Il calcolo dell’importo della pensione di inabilità prevede un meccanismo di maggiorazione basato sul sistema contributivo. Questa maggiorazione è determinata aggiungendo al montante individuale dei contributi posseduto all’atto del pensionamento un’ulteriore quota di contribuzione relativa al periodo compreso tra la data di decorrenza della pensione e la data di compimento del sessantesimo anno di età dell’interessato. La formula di calcolo di questa maggiorazione prende in considerazione la media delle basi annue pensionabili possedute negli ultimi cinque anni di contribuzione e le rivaluta ai sensi dell’articolo 3, comma 5, del Dlgs 503/1992. Questa maggiorazione è destinata a garantire un aumento dell’importo della pensione in modo proporzionale al tempo mancante al raggiungimento dell’età pensionabile. È importante notare che questa maggiorazione è applicata alle pensioni di inabilità calcolate con il sistema contributivo, indipendentemente dal sesso dell’assicurato e dalla gestione a carico della quale viene liquidata la pensione.
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Limiti di età e di contribuzione
Un punto importante da considerare è che il sistema di maggiorazione deve rientrare nei limiti stabiliti dalla legge. In particolare, l’articolo 1, comma 15, della legge 335/1995 stabilisce che il sistema di maggiorazione deve rispettare due limiti fondamentali:
- L’età del beneficiario deve essere inferiore a 60 anni al momento della domanda di pensione di inabilità.
- La somma totale dell’anzianità contributiva, compresa la maggiorazione, non deve superare i 40 anni.
Ciò significa che l’importo della maggiorazione non può essere calcolato oltre l’età di 60 anni del beneficiario e non può superare i 40 anni di contribuzione, anche se l’assicurato ha accumulato più contributi nel corso della sua carriera.
Importo minimo garantito
È importante notare che l’importo della pensione di inabilità non può essere inferiore a un minimo garantito.
Maggiorazioni dell’importo
Le maggiorazioni di importo per la pensione di inabilità sono un aumento dell’importo base di 10,33 euro al mese (per tredici mensilità) che può essere applicato se il titolare e il coniuge non hanno redditi superiori ad un determinato importo. Tuttavia, per ottenere questa maggiorazione, la persona titolare deve soddisfare alcune condizioni. In particolare, non deve possedere redditi propri per un importo pari o superiore all’ammontare annuo complessivo dell’assegno sociale e della maggiorazione stessa (per il 2023 questo valore è pari a 6.542,51 €).
Inoltre, se è coniugata, non deve possedere redditi propri per un importo pari o superiore a quello indicato in precedenza, né redditi cumulati con quelli del coniuge per un importo pari o superiore al limite costituito dalla somma dell’ammontare annuo dell’assegno sociale comprensivo della maggiorazione e dell’ammontare annuo del trattamento minimo delle pensioni a carico del Fondo pensioni lavoratori dipendenti (per il 2023 questo limite è pari a 13.085,02 €).
Per valutare il reddito, si applicano gli stessi criteri utilizzati per la pensione di invalidità civile base: le rendite INAIL le pensioni di guerra, l’indennità di accompagnamento, i redditi soggetti a imposta sostitutiva dell’IRPEF e la casa di abitazione sono esclusi dal calcolo del reddito. Se i requisiti reddituali non vengono superati, la maggiorazione viene corrisposta sempre in misura piena.
Inoltre, è possibile ottenere un ulteriore aumento della maggiorazione a partire dal 18° anno di età. Questa maggiorazione al milione consente di integrare la pensione di invalidità in modo tale da raggiungere i 660,79 € al mese nel 2023.
Maggiorazioni sociali
In aggiunta all’importo base, è possibile beneficiare di alcune maggiorazioni sociali. Ad esempio, chi viene riconosciuto come non autosufficiente, potrebbe avere diritto alla maggiorazione per l’accompagnamento. Anche chi fa parte di un nucleo familiare numeroso, potrebbe essere idoneo per ulteriori maggiorazioni.