A dicembre negli Stati Uniti l’import di greggio è sceso sotto i 6 milioni di barili al giorno, toccando il punto più basso dal 1992. Ma a fine anno le aziende americane riducono le importazioni per pagare meno tasse.
La Cina è diventata alla fine dell’anno scorso il primo importatore di petrolio al mondo, superando gli Stati Uniti, che detenevano questo primato dalla metà degli anni Settanta. A dicembre le importazioni Usa di petrolio, greggio e prodotti raffinati sono calate a 5,98 milioni di barili al giorno, segnando il livello più basso da febbraio 1992, secondo i dati preliminari del dipartimento dell’energia Usa.
Nello stesso mese le importazioni della Cina sono schizzate a 6,12 milioni di barili al giorno, secondo le stime della dogana cinese.
I dati definitivi, e quindi dello storico sorpasso, saranno tuttavia da verificare con quelli dei mesi a venire. Per motivi fiscali, infatti, le aziende petrolifere Usa, spiega il Financial Times, nel mese di dicembre riducono tradizionalmente le importazioni e le scorte di petrolio in modo da pagare meno tasse.
In sostanza, nel mese di gennaio degli ultimi dieci anni si è sempre verificato un rimbalzo dell’import. La leadership Usa è comunque destinata a essere ceduta: la crescita programmata della capacità produttiva statunitense nei prossimi anni porterà a una drastica riduzione delle importazioni.