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Ricordiamo che in base alla legge Cirinnà, le regole della pensione di reversibilità nel caso delle unioni civili sono le stesse previste per le coppie sposate, quindi al superstite spetta il 60% della pensione del compagno defunto. Vediamo come è stimata la progressione nel tempo: 20mila unioni civili nel 2021, 30mila nel 2025, 50mila a partire dal 2033, livello destinato poi a rimanere stabile per i successivi 15 anni.
Impatto sulle pensioni di reversibilità: 230 in più rispetto a oggi nel 2020, 640 in più nel 2025, 2110 in più nel 2035, 5982 nel 2050. Importo medio: dagli 8778 euro del 2016, si arriva intorno a quota 10mila euro nel 2024, 15mila euro nel 2040, 21mila euro nel 2050. In tabella, i calcoli statistici INPS.
Per misurare l’aumento del numero di pensioni di reversibilità, l’INPS ha preso in considerazione tutti i fattori rilevanti: distribuzione per età, per sesso, numero pensioni indirette e di reversibilità, dati sulla mortalità, distribuzione per età delle nuove coppie, differenza fra dipendenti pubblici e privati. A questo proposito, l’INPS ha valutato un 19% di unioni civili fra i dipendenti pubblici.
Anno Numero unioni di fatto Maggior numero di pensioni di reversibilità Importo medio
2016 7500 33 8778
2017 10000 72 8814
2018 12500 118 8905
2019 15000 170 9017
2020 17500 230 9189
2021 20000 296 9376
2022 22500 370 9578
2023 25000 452 9792
2024 27500 542 10019
2025 30000 640 10257
2030 42500 1263 11591
2035 50000 2110 13183
2040 50000 3118 15265
2050 50000 5982 21626
=> Pensioni di reversibilità: limiti di reddito 2016
Interessanti le considerazioni che hanno portato a queste valutazioni. Il dato di partenza è quello riferito al censimento del 2011, che ha rilevato poco più di 7500 coppie dello stesso sesso in Italia. Si tratta, sottolinea l’istituto di previdenza, di un dato evidentemente sottostimato, raccogliendo solo le persone che hanno scelto di dichiarare la relazione affettiva e di convivenza. Per capire quale potrebbe essere la situazione reale, sono stati invece presi i dati relativi a paesi confrontabili con l’Italia, come Germania e Inghilterra, dove il numero di unioni civili fra persone dello stesso sesso è rispettivamente pari a 67mila e 35mila.
L’INPS rileva come la legge italiana abbia i punti di maggior contatto con quella tedesca (Lebenspartnerschaft): istituto alternativo al matrimonio, riservato alle coppie dello stesso sesso, con una dimensione istituzionale prevalente rispetto a quella contrattuale (tipica, invece, dei patti di convivenza), attuato attraverso un’estensione alle unione civile di una serie (specificata) di articoli del codice civile relativi al matrimonio. Sulla base di queste considerazioni, l’INPS ha ipotizzato un andamento di unioni civili simile a quello tedesco, naturalmente proporzionando il tutto alle differenze demografiche fra i due paesi (61 milioni la popolazione italiana, 81 milioni quella tedesca). Il risultato è che alle 67mila unioni civili tedesche corrispondono circa 50mila unioni italiane, numero che si prevede verrà raggiunto nel 2033.