Pochi giorni fa Moody’s declassa il debito sovrano italiano: titoli di stato giù di due gradini, nel giudizio dell’agenzia di rating, da A3 a Baa2. Appena due punti sopra il livello «junk», quello cioè dei titoli «spazzatura». È la seconda bocciatura in cinque mesi, dopo il taglio del rating a febbraio (che ha coinvolto, insieme all’Italia, anche Spagna e Grecia). Una doccia fredda per il governo italiano che sorprende i mercati, dopo che l’asta dei Bot a un anno di giovedì ha registrato risultati positivi e a poche ore dall’asta dei titoli a medio termine, in particolare dei Btp, di venerdì. È probabile che l’Italia vedrà crescere ancora i costi di finanziamento del proprio debito, spiega l’agenzia americana, che non esclude un ulteriore declassamento.
Si tratta di una decisione, quella dell’agenzia di rating, preceduta da alcune vicende politiche italiane cruciali: una settimana fa Monti annuncia che dopo il 2013 non si candiderà, il giorno seguente Berlusconi e il ritorno sul proscenio della politica italiana, infine il declassamento. Che ci sia una connessione logica tra questi eventi?