Per la Legge di Bilancio inserita nella Manovra 2024, Meloni riunisce la maggiornanza per definire le priorità e invoca coesione per non disperdere risorse
La premier ha convocato a Palazzo Chigi Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e i capigruppo di Camera e Senato dei partiti per definire il modus operandi in vista della Manovra 2024. Il messaggio per tutti: coesione sulle priorità condivise, richieste politiche ridotte all’osso e niente valanghe di emendamenti alla Legge di Bilancio.
Misure prioritarie nella Legge di Bilancio 2024
Al termine del vertice tra le forze di maggioranza per fare il punto sulla Legge di Bilancio, tutti i partiti si sono dichiarati concordi nel concentrare le (poche) risorse al momento disponibili per la Manovra (al momento circa 8 miliardi) sull’aumento dei salari (a partire dal taglio del cuneo fiscale), sulle retribuzioni in sanità (si ipotizzano aumenti di stipendio per i medici), la tutela delle famiglie (contro la denatalità) e le misure a sostegno delle pensioni, soprattutto quelle dei giovani (con strumenti di garanzia a fronte di carriere discontinue che si traducono in assegni pensionistici troppo poveri).
Il capitolo pensioni in Legge di Bilancio
Sebbene non siano trapelate indiscrezioni a margine del vertice sul capitolo previdenziale, ricordiamo che le richieste più pressanti avanzate dai partiti sarebbero quella per l’aumento delle minime a 700 euro per gli over 75 (Forza Italia) e la Quota 41 per tutti (Lega). Sulla seconda misura è quasi certo che, seppur prevista entro fine legislatura, per adesso non ci siano i margini; sulla prima si potrebbe intervenire con un nuovo taglio alla rivalutazione delle pensioni (senza il quale, dal 2024 scatterebbe un maxi-esborso per lo Stato, al fine di adeguare gli assegni all’impennata inflazionistica). Da quel che è emerso dal vertice, tuttavia, sembra che al momento il Governo sia intenzionato più che altro a prevedere misure per proteggere le pensioni future dei giovani, con eventuali meccanismi agevolativi in ambito contributivo.
Per tutte le altre richieste, comprese quelle che riguardano la proroga di misure per la flessibilità in uscita, non sono scaturite nuove indicazioni concrete.
Il capitolo Superbonus
Potrebbe anche trovare posto la proroga del Superbonus: tre mesi in più concessi ai condomini per completare i lavori e non perdere l’aliquota agvolata del 110%, ma soltanto nel caso in cui sia stato raggiunto un avanzamento dei lavori del 60-70%.
Il rovescio della medaglia potrebbe essere una nuova stretta per il 2024. Anche perchè, con la nuova classificazione Eurostat che appensantisce i conti dello Stato e le continue polemiche sulla misura agevolativa, pensata per il post-pandemia ed invece protrattasi negli anni, si sono generati effetti distorsivi che è sempre più difficile gestire.
Il nodo risorse, tra PIL e deficit
Non tanto una spending review richiesta ai ministeri e ai partiti e neppure una srategia basata sull’austerity, ma un atteggiamento pragmatico nell’avanzare richieste e proposte, sulla scia di quando già emerso dalle dichiarazioni di Giancarlo Giorgetti dei giorni scorsi, subito seguite da quelle di Giorgia Meloni. Oltre alle poche risorse disponibili, un ulteriore problema potrebbe essere rappresentato dall’aggiornamento del DEF, atteso per il 27 settembre. La NaDEF potrebbe prevedere un deficit 2023 al rialzo nelle nuove stime, causa della nuova classificazione dei costi del Superbonus e dall’andamento dell’economia 2023: dal precedente 4,5% di PIL indicato nel DEF potrebbe salire al 5% come stimato da Bloomberg.