Italia fuori dalla procedura di infrazione

“Italia più credibile e più forte”. L’effetto dell’uscita dalla procedura di infrazione, materializzatasi ufficialmente mercoledì, viene così sintetizzato dal ministro per le Politiche europee Enzo Moavero Milanesi nel corso di un’audizione al Senato. Parole che nascondono la vera speranza del Governo: più che dagli investimenti produttivi l’idea è incassare risorse extra dal calo dello spread, che potrebbe valere circa cinque miliardi di euro all’anno, se il differenziale con i titoli di stato tedeschi dovesse sgonfiarsi fino a quota 200.

Italia in prima divisione

Il ragionamento di Moavero evidenzia come l’uscita dalla lista nera dei paesi sotto osservazione cambi radicalmente alcuni rapporti di forza in Europa. “Se si pensa che paesi come Francia, Olanda, Spagna, Belgio e Polonia vi sono ancora soggetti, si può dire che quanto da noi fatto è un’operazione di cui possiamo essere effettivamente fieri”. Secondo il ministro, “si tratta di un riconoscimento importante che certifica l’azione di più Governi”. E che, soprattutto, ci colloca “in prima divisione insieme a paesi come Germania, Finlandia e Svezia”.

Possibile ridurre la montagna degli interessi

Insomma, Roma esce definitivamente dalla fase acuta della crisi, almeno sul fronte del debito pubblico, e stacca paesi come GreciaPortogalloSpagna ai quali nei mesi scorsi è stata costantemente accostata. Questo dovrebbe portare un effetto sui mercati che il governo Letta spera possa essere molto consistente. Le voci che circolano al ministero dell’Economia parlano di uno spread che potrebbe calare stabilmente sotto quota 200, vale a dire 70/80 punti base rispetto al livello attuale. Tradotto in numeri, questo allentamento porterebbe a liberare risorse per oltre cinque miliardi di euro ogni dodici mesi. Una parte ancora piccola del monte di interessi che, ogni anno, l’Italia paga ai suoi creditori: nel 2013 erano circa 95 miliardi di euro, secondo i dati della Ragioneria generale dello Stato.

Investimenti produttivi a lunga gittata

E’ questo quello che Moavero intende quando spiega che, dopo la chiusura della procedura diinfrazione, ci sarà “un effetto sui mercati, con la riduzione dei tassi di interesse sul debito che ridurrà anche la spesa dello Stato”. Più lento, invece, sarà l’effetto dello svincolo degli investimenti pubblici produttivi, perché richiederà un negoziato con Bruxelles sull’estensione che questa spesa “in conto capitale” potrà materialmente avere. Per questo, secondo le previsioni del ministro, gli effetti di questo secondo “bonus” non si vedranno prima del 2014.

Le (pessime) stime dell’Ocse

Il doppio effetto positivo serve come l’aria all’Italia, come testimoniano le nuove (pessime) stime dell’Ocse sulla nostra economia. Secondo l’organizzazione parigina, la recessione porterà un calo del prodotto interno lordo dell’1,8% nel 2013; le vecchie stime parlavano di un -1,5 per cento. Mentre per il 2014 la crescita sarà pari a un misero +0,4%, contro la vecchia stima di +0,5 per cento. E anche l’impatto del decreto sul pagamento dei debiti della Pa sarà inferiore alle attese: mezzo punto di Pil tra il 2013 e il 2014. Il motivo è che “il governo stesso dovrà contrarre prestiti per ottenere i fondi necessari”. E restano drammatiche le cifre legate alla disoccupazione. Per l’Ocse la percentuale di disoccupati nel nostro paese passerà dal 10,6% del 2012 all’11,9% nel 2013, per arrivare fino al 12,5% nel corso del 2014. Alla luce di questo, da parte della Bcepotrebbe servire una politica monetaria “ancora più accomodante”, con un ulteriore abbassamento dei tassi di interesse”.

redazione grey-panthers:
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