Dal negozio di quartiere all’E-commerce: il boom delle carte prepagate
La carte prepagate ricaricabili erano le carte di chi, un po’ da pioniere, si affacciava, agli inizi, al commercio elettronico. Si sono trasformate in una sorta di «conto corrente 2.0», porta d’accesso per prelievi e operazioni bancarie di chi sta all’estero, ma anche di giovani, piccoli imprenditori, «nuovi italiani». Hanno cambiato pelle, sfondato la porta virtuale, si sono imposte nella vita di tutti i giorni.
È uno strano boom tutto tricolore quelle delle carte di credito prepagate, che nel nostro Paese crescono a un ritmo ben più rapido che nel resto d’Europa: nell’ultimo anno, dicono i dati dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, hanno sfondato quota 22 milioni e mezzo e staccato – e di gran lunga – le carte di credito tradizionali. «In Italia c’è stata più offerta, ma esiste anche un elemento culturale: la carta prepagata dà una percezione di sicurezza più elevata anche se in genere la franchigia è più alta– dicono dall’Osservatorio -. Ma le prepagate piacciono anche perché, per attivarle, non è necessario essere titolari di un conto corrente. Danno la possibilità di avvicinare più persone al mondo dei pagamenti elettronici. Diciamo che l’Italia è il regno del prepagato». A dominare il mercato – con una quota pari al 55 per cento e circa 14 milioni di carte in circolazione, sono le Poste Italiane, che ieri hanno emesso la Postepay Evolution numero 2 milioni. Rappresenta la nuova generazione di carte, ha associato un codice Iban, e sono il segno dell’innovazione nei servizi finanziari e dell’impegno nella transizione dalla economia tradizionale a quella digitale.
Le transazioni con le prepagate, di solito, riguardano somme più piccole: nel 2014 con 290 milioni di operazioni sono stati spostati 13 miliardi di euro. Una conseguenza del fatto che, a convergere sulle tesserine in plastica ricaricabili, sono in special modo i ragazzi, e chi ha meno dimestichezza con il mondo bancario.
Tra le imprese del digitale, c’è la speranza che la corsa dei «borsellini ricaricabili» possa ridurre i ritardi accumulati dall’Italia, che resta ancorata al contante. Qualche segnale c’è: il giro d’affari dell’e-commerce nel 2015, ha toccato quota 16,6 miliardi di euro, con un balzo del 16% rispetto all’anno precedente, però continuiamo a guardare da lontano le «lepri europee», dalla Gran Bretagna alla Francia.