La Brexit non colpirà i risparmi degli italiani depositati in un eventuale conto presso la filiale italiana di una banca inglese, anche nel caso in cui il Regno Unito non trovi un accordo con l’UE per l’uscita dall’Unione. In caso di Brexit senza accordo, infatti, gli istituti di credito britannici entreranno di diritto nel sistema di garanzia dei depositanti italiani, che mette al riparo i risparmi fino a 100 mila euro per correntista.
In teoria, entro il 29 marzo il Regno Unito deve lasciare l’Unione Europea, ma questa data potrebbe essere rinviata di qualche mese, se arriverà il benestare della Commissione UE. Se l’accordo non si troverà entro la data prevista per l’addio all’UE del Regno Unito, si passerà all’opzione “no deal“, per ora scartata dal Parlamento britannico.
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In ogni caso, entro tre mesi dalla possibile uscita “no deal” le banche inglesi dovranno perfezionare le procedure di adesione al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd). Questo quanto prevede la bozza di decreto-legge Brexit attualmente all’esame del Consiglio dei Ministri che reca un pacchetto di norme urgenti in materia bancaria e finanziaria per assicurare la continuità operativa per imprese di investimento, assicurazioni, istituti di pagamento, gestori di fondi e fondi pensione, tutelando al contempo capitali e investimenti di cittadini e imprese.
In particolare viene previsto un periodo transitorio di 18 mesi in cui le banche del Regno Unito che operano in Italia in mutuo riconoscimento potranno, previa notifica alla Banca d’Italia, continuare a operare normalmente, mentre gli istituti attivi in regime di libera prestazione di servizi potranno proseguire le attività solo con riferimento ai rapporti già in essere, ma non potranno stipulare nuovi contratti, o rinnovare quelli esistenti.
Il decreto contiene inoltre misure specifiche per gli intermediari italiani attivi in Gran Bretagna. Per tutto il periodo transitorio resteranno valide le norme tributarie nazionali pre-Brexit. Per definire i dettagli sarà però necessario un decreto del MEF.
Verrà poi prorogato di due anni il sistema di garanzia offerta dallo stato in caso di insolvenza dei crediti deteriorati che sono stati oggetto di operazioni di cartolarizzazione da parte degli istituti di credito, scaduto lo scorso 6 marzo. La proroga scatterà dalla data in cui l’UE darà il proprio via libera e il MEF si riserva la facoltà di prolungare per un ulteriore anno la validità delle Gacs, previa approvazione di Bruxelles.
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