Non c’è proprio pace per la Carnival, società titolare dei marchi Costa Crociere. Dopo il disastro della Costa Concordia, la nave naufragata al largo dell’Isola del Giglio, che ha provocato conseguenze (prevedibili) negative anche sulle piazze finanziarie, la compagnia deve ora fare i conti con le difficoltà della Costa Allegra, andata alla deriva in seguito all’incendio scoppiato in alcuni vani.
Il business della Costa pesa per il 7,2% dell’intero mercato globale delle crociere, e per il 15% del fatturato Carnival: numeri importanti, che non possono che aprire scenari di grande cautela su quanto potrà accadere nel breve medio termine.
Ad approfondire quanto potrà succedere è Nomura Securities, che con una dichiarazione di Harry Curtis afferma come in queste ore si “rincorrano voci su quale sarà la decisione di Carnival sul futuro di Costa. Non credo che all’ordine del giorno ci sia l’eliminazione completa o una cessione del marchio. È un brand grande e noto, nonostante ora sia un esempio di cattiva fama. Potrebbero piuttosto considerare un rebranding, un cambiamento dell’immagine e del nome. Ma il dilemma è che in questo comparto occorrono molti anni per costruire la credibilità di un marchio” – ha poi aggiunto Curtis – “Carnival dovrà dunque effettuare un difficile calcolo: valutare i costi nel breve periodo di un rebranding rispetto a eventuali vantaggi, nel lungo periodo, di drastiche ristrutturazioni”.
Facendo due calcoli, Carnival aveva stimato circa 175 milioni di dollari di utili persi a causa dell’incidente della Concordia: danni diretti e di pubblicità negativa, che ora potrebbero subire una forte impennata in seguito ai disagi della Costa Allegra. Tuttavia, i pregiudizi potrebbero presto propagarsi non solamente alla Costa e alla Carnival, quanto all’intero settore delle crociere.
Proprio per arginare l’emorragia di ricavi, la Carnival e i principali competitors hanno annunciato l’avvento di migliori controlli sulle navi, e un più adeguato addestramento degli equipaggi. Iniziative che potrebbero avere degli effetti solo sul medio lungo termine, mentre sul breve termine è pressochè assodata l’impossibilità di limitare in maniera significativa i danni di immagine.